Il count-down al 2030 è iniziato. Reset e restart!

2020 Future Food InstituteSta per terminare un decennio che ha profondamente trasformato l’umanità.

Abbiamo accelerato, consumato, prodotto, sfruttato, hackerato, copiato, taggato, incubato, sviluppato, riempito le piattaforme digitali di contenuto fino alla saturazione, tanto da arrivare ad alterare la percezione della realtà creando una frammentazione cognitiva a cui non si era mai assistito prima. Da una parte questa saturazione ci aliena e dall’altra ci distrae proprio da quella natura che dovremmo tornare a frequentare e proteggere.

Se il millennio è stato battezzato e segnato dall’indelebile cicatrice dell’11 settembre che ha sfregiato il mondo occidentale, lo scorso decennio si è aperto con il tramonto dell’ISIS e l’inizio di una incontenibile rivoluzione culturale.

Dieci anni in cui ho visto i miei bambini trasformarsi in “quasi adulti”, in cui abbiamo perso per strada pezzi di cuore e ci sentiamo un pò orfani di “nonni”, unici detentori di un grande pezzo della nostra storia e della nostra identità.

Dieci anni che hanno visto l’umanità alla conquista dello spazio, tra buchi neri e esplorazioni su marte; che hanno visto l’Asia imporre nuove tendenze e diventare mecca dell’innovazione sulle note di gangnam style. Dieci anni in cui la parola “sharing” si è unita in un matrimonio indissolubile con l’economia, stravolgendo il valore del “possesso”. Dieci anni in cui il disagio politico-sociale e la crisi ambientale sono stati partecipati e interpretati con manifestazione eclatanti come i “fridays for the future” e performance intelligenti e sofisticate tanto creare arte anche da un atto di autodistruzione alla “Banksy”.

Il superfluo, ha annacquato i fondamentali delle persone; ha smorzato le ambizioni di essere distinguibili, nelle varie località e nelle differenti abitudini. Le identità sono diventate occasioni di conflitto, non tracce di provenienza, come se l’umanità risentisse dello stesso corto circuito delle pubbliche amministrazioni afflitte da sovralegislazione.

Oggi osservo cosa ci lasciamo alle spalle.

Un pianeta un po’ malconcio.

Un mondo avvelenato e innervosito dell’iperconsumismo, una terra che brucia per sfamare i nostri sfizi, cibo sprecato e non equamente distribuito, acqua che comincia a scarseggiare, una terra meravigliosa che sta perdendo le sue biodiversità e una specie predominante sempre più sterile e destinata all’estinzione. Potrebbe sembrare uno scenario apocalittico, ma già il fatto di prenderne consapevolezza è un ottimo inizio. Gli strumenti per invertire la rotta e mitigare gli effetti devastanti delle nostre vecchie abitudini, esistono!
Rigenerare l’ecosistema nutrendo il pianeta, non è un’impresa impossibile. Nel 2015 le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 pubblicando gli “Obiettivi di Sviluppo Sostenibile”, i cui elementi essenziali sono 17 (OSS/SDGs, Sustainable Development Goals) e i 169 sotto-obiettivi, che mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza e promuovere uno sviluppo sociale ed economico sostenibili preservando il pianeta terra.
Finalmente uno sforzo collettivo dove tutti i Paesi sono chiamati a fornire un contributo per raggiungere il risultato in base alle loro capacità.
Finalmente abbiamo la straordinaria e storica opportunità di poter e dover usare la sostenibilità come leva di competitività. Oggi la sostenibilità deve essere parte integrante del business. È questo che il mercato, e soprattutto la generazione Z e i millennials, stanno chiedendo: un prodotto che rispetti la natura, la cui storia (dal campo alla tavola) è giusta e trasparente. Del resto, una competizione non sostenibile, l’umanità non può più permettersela. E avendo tutti una sfida più grande di noi da dover affrontare, dobbiamo passare dalla mera competizione alla collaborazione, unico modo per affrontare con efficacia la crisi climatica.

pianeta malconcio

Un mondo virtuale dal quale ci siamo sentiti traditi.

Abbiamo assistito al consolidamento dello strapotere delle piattaforme digitali. Quelle a cui abbiamo raccontato la nostra vita, dove abbiamo salvato i nostri ricordi, alle quali abbiamo regalato i nostri dati. Le stesse piattaforme digitali che hanno saputo abilmente manipolare il sentimento e l’indirizzo di voto di interi paesi e delle quali però non possiamo più far a meno. Con l’arrivo di Snowden abbiamo capito che il rapporto intimo ed esclusivo con il nostro device non era poi così sicuro. Poi con Cambridge Analitica è stato dimostrato al mondo, sulla pelle di milioni di “user”, quanto sia “estrattiva” l’industria dei Big Data. E se i dati sono davvero il nuovo petrolio, allora il futuro si gioca anche sulla capacità di portarli in superficie ed estrarne valore, imponendo una nuova etica digitale orientata all’altruismo per il bene delle comunità, perché l’etica serve all’economia e genera prosperità ed inclusione.

Questa riflessione vale per tutti, senza distinzione di origine o dimensione. Noi per esempio, come Future Food Institute, studiando il cibo, sia dal punto di vista della fruizione sia dal punto di vista culturale, abbiamo cominciato a mappare i luoghi in cui questa rivoluzione sta avvenendo e ci sta attaccando, a studiare le dinamiche, coglierne le nuove nicchie di fruizione e di consumo capaci di usare il potenziale della tecnologia [blockchain, intelligenza artificiale, IOT …] e le nuove conoscenze generate dai dati per ridisegnare il sistema.

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Una Humana Communitas, oggi profondamente disconnessa. 

“L’iniziazione familiare alla fraternità tra le creature umane può essere considerata come un vero e proprio tesoro nascosto, in vista del riassetto comunitario delle politiche sociali e dei diritti umani, di cui oggi si sente forte necessità”. Così ha parlato il Papa nella lettera alla Pontificia Accademia per la Vita. Perché la nostra rischia di essere una comunità umana degradata dal paradosso del successo, fragile, culturalmente emarginata e sempre più analfabeta.

Gli analfabeti funzionali (definiti dall’Unesco nel 1984 come cittadini “incapaci di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”) sono in costante crescita tanto da posizionare l’Italia tra i fanalini di coda dell’Europa (secondo l’indagine Piaac) e quartultima su scala mondiale rispetto ai 33 paesi analizzati dall’Ocse (con performance migliori solo di Cile e Indonesia). Un fenomeno che assume sembianze preoccupanti se associato anche al crescente livello di analfabetismo emotivo. Spesso talenti eccellenti, giovani professionisti, poliglotti e formati nelle migliori scuole, ai quali manca la consapevolezza e padronanza di loro stessi; incapaci di riconoscere i propri limiti, le proprie risorse, le proprie emozioni che non credono alle proprie capacità; ai quali manca la lucidità nel focalizzare obiettivi chiari e concreti; incapaci di misurare la portata delle parole; animati inconsapevolmente da reazioni impulsive tra rabbia, odio, risentimento, invidia, paura, suscettibilità agli eventi della vita, e incapaci di tenere conto delle emozioni delle persone con cui ci si relazionano. 

Nel ridisegnare il sistema non ci resta che riporre grandi speranze nella Generazione Z. Il “partito dei giovani”, motivati attivisti, realisti, abili comunicatori “omnichannel”, attenti alla privacy, alla ricerca di esperienze vere e trasparenza; altruisti, consapevoli, nutriti dall’ambizione di cambiare il mondo. 

Rapporti da ricostruire e una comunità umana da nutrire e rigenerare. 

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Da dove partiamo?

(ovviamente) Noi Partiamo dal cibo

“Il cibo è vita, nutrimento, è veicolo di valori, cultura, simboli ed identità, il cibo è socialità.
Mangiare è un atto essenziale per la vita dell’uomo, ma richiede coscienza e consapevolezza. Nella società post industriale e globalizzata in cui viviamo, la rivoluzione digitale che sta prendendo il controllo delle nostre vite, ci impone di ri-imparare a comprendere il valore dell’alimentazione e di riconnettersi con il cibo, con chi lo produce, lo distribuisce, lo trasforma e lo condivide.
La grande sfida della nostra era è riuscire a preservare il pianeta, nutrendo l’uomo in modo sano e avendo cura per ecosistema che lo accoglie.
L’umanità potrà adattarsi ai grandi cambiamenti che stiamo vivendo solo rimettendo l’uomo e le sue relazioni al centro.”

Io mi sono sempre sentita dare della “sognatrice”, osservazione che sottintende che la persona in questione non ha i piedi per terra e che è sconnessa dalla realtà.
Pochi però intercettano il filo rosso che connette sogno e realtà, spesso accostati in modo antitetico e presentati come concetti opposti. Esattamente come il mondo, spaventato dalla profonda rivoluzione digitale-culturale-sociale-ambientale in atto, parla di innovazione e tradizione, senza vederne la stretta interdipendenza.

Immaginare un mondo migliore, spesso è percepito come un gesto arrogante, può far sorridere qualcuno e perfino infastidire. I sognatori sono spesso oggetto di “scherno” o invidia – perché incompresi anche dalla loro comunità di appartenenza – , ma sognare significa essere pionieri del futuro.

Coloro che nel mondo reale, sono mossi dalla creatività, sperimentano nuovi modelli, inventando nuovi paradigmi e nuove soluzioni, entrano ed escono dagli schemi, sbagliano, imparano, ritentano, e si proiettano a lungo termine con la volontà di lasciare il mondo un posto migliore.

I sogni non servono soltanto a colorare le nostre notti, ma sono il motore e l’ispirazione delle nostre giornate. E senza i pionieri che hanno avuto il coraggio di realizzare i propri sogni, la nostra terra non avrebbe conosciuto la bellezza che in gran parte ci circonda e ci nutre.

Il count-down al 2030 è iniziato.

Reset e restart sono gli auspici degli anni ’20.
Abbiamo solo 10 anni per invertire la rotta e la posta in gioco è alta.
E’ ancora tempo di festa e non mi resta che augurare a tutti di trovare un sogno ambizioso da inseguire e compagni di viaggio con cui condividerlo.
Le persone viaggiano spedite verso nuove destinazioni di innovazione e di contaminazione, dove scambiare valori e confrontarsi, dove incontrarsi e comportarsi.
Fatevi trovare pronti, fatevi trovare là!

https://youtu.be/g_2TpHAKy0c