Suscitare una riflessione su cosa sia, su come raggiungere e quanto valore abbia il benessere: questo lo scopo del Global Wellness Day, giornata che si è celebrata per la prima volta in Turchia il 12 giugno 2012 e diventata poi giornata internazionale.
Lo stare bene è un’esigenza umana che è “globale” in due sensi: in senso geografico, attraversa tutti i confini e coinvolge tutte le civiltà; in senso umano, abbraccia tante dimensioni dell’esistenza dell’individuo: fisica, mentale, emotiva, spirituale, sociale, ambientale.
L’impatto forte ed inesorabile della pandemia rende ancora più impellente il bisogno di ripristinare gli equilibri che si sono interrotti per assicurare maggiore qualità dello stile di vita: è stato un malessere diffuso ad aver generato un cambiamento forzato del nostro stile di vita aggravando non solo il quadro di salute fisica della popolazione mondiale ma portando al limite anche la salute mentale, emotiva e spirituale.
Infatti, secondo i dati rilasciati dalla Società italiana di NeuroPsicoFarmacologia, la pandemia ha portato con sè un +30% di nuovi casi di instabilità mentale, con donne, giovani ed anziani tra i soggetti maggiormente colpiti; una conferma di come sistemi di produzione e consumo insostenibili ci abbiano distrutto fisicamente, ambientalmente e mentalmente.
Gli stili di vita vanno ripensati – ancor prima di essere ripristinati – attraverso approcci olistici ed integrati, che sappiano adeguatamente considerare corpo e mente, spiritualità e natura. Interconnessioni che abbiamo dimenticato, abbagliati da una corsa al profitto che ci sta deteriorando, e che invece erano cardine dei nostri avi. “Mens sana in corpore sano”, già ricordava il poeta romano Giovenale nel secondo secolo dopo Cristo.
La transizione ecologica – incardinata sui tra grandi pilastri che sottendono gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e guidano le conversazioni del G20 sotto alla Presidenza Italiana: People, Planet, Prosperity – parte proprio dall’esigenza di eradicare il malessere partendo da ciò che in prima battuta lo causa, per imparare dagli errori commessi e creare le basi per sistemi non solo sostenibili ma anche rigenerativi per tutti.
Raggiungere uno stato di benessere – a livello planetario ed individuale – non è qualcosa di immediato, è un processo quotidiano che si compone delle buone abitudini che giorno per giorno vanno a costituire il nostro stile di vita come insieme integrato di tanti aspetti: quanto dormiamo, con che animo affrontiamo la vita, in che attività ci impegniamo, come consumiamo, cosa mangiamo.
Un elemento fondamentale di cui il nostro stile di vita è stato carente e che ci ha sottratto del benessere è stata la connessione con l’altro, con ciò che è vivo.
Il cibo e la natura sono stati due elementi in cui l’esigenza di connessione si riflette a pieno.
Proprio all’apice dell’isolamento dagli altri, il cibo si è rivelato come una potente medicina per l’anima. Tanti, in pieno lockdown, si sono avvicinati alla cucina per darsi alla panificazione o alla pasticceria, c’è anche chi ha cercato nuove forme di commensalità, come quelle digitali. In ogni caso il cibo è tornato al centro delle agende e delle priorità nazionali ed internazionali.
La riscoperta dello spazio naturale come seconda ancora di salvezza segue la logica della biofilia ed è testimoniata dal ripensamento della struttura delle nostre città – che si arricchiscono di spazi verdi – così come gli edifici ospedalieri, luoghi di cura per eccellenza; è testimoniata dal crescente interesse delle neuroscienze verso i benefici degli ambienti naturali sul cervello, dalle evidenze accumulate dagli studi scientifici sui benefici fisiologici e psicologici della riconnessione con la natura che contribuisce all’aumento della qualità della vita. Elementi che ci stanno rendendo sempre più consapevoli della connessione tra diversi aspetti della nostra realtà, della complessità e profonda interazione alla base dell’ecosistema in cui viviamo. Una interconnessione ed interdipendenza che sono racchiusi nella ricchezza dei nostri territori e nella saggezza dell’inestimabile patrimonio culturale che abbiamo ereditato: lo “Stile di Vita” Mediterraneo o più comunemente chiamato “Dieta Mediterranea”.
Non si sottolinea mai abbastanza quanto la Dieta Mediterranea rappresenti non solo un regime alimentare sostenibile e sano ma un insieme di pratiche e di valori che fondano il benessere dell’individuo nel benessere della comunità, in piena armonia con la tutela del paesaggio e della biodiversità. Valori che partono dalla cura, dal rispetto, dalla rigenerazione ambientale e sociale, economica e culturale e che la rendono pertanto un esempio vivente del concetto di ecologia integrale.
E’ proprio da questa consapevolezza che è nata l’idea del Paideia Campus, a Pollica (SA) – Comunità Emblematica UNESCO della Dieta Mediterranea – un laboratorio sperimentale che prende vita circondato dal Parco Nazionale del Cilento celebrazione della biodiversità, nel cuore una comunità educante che ha saputo tramandare per oltre 2500 anni alcuni principi oggi fondamentali, implementando modelli di prosperità buona per l’uomo e giusta per il pianeta. Un campus dove apprendere, vivere e innovare; pronto ad accogliere ragazzi dall’Italia e dal mondo in piena sinergia con l’ecosistema locale. Perché la Dieta Mediterranea ci insegna proprio l’idea di interconnessione e l’importanza di mantenere tutti gli aspetti della vita in equilibrio, non solo tra i diversi ambiti della nostra quotidianità (alimentarci, muoverci, stare in compagnia, sentirsi in salute sia fisica che mentale), ma anche di ciò che è a noi esterno, più grande: le culture, tecniche, storie, lingue, tradizioni, maestrie, saperi. Questo è l’incredibile intreccio che noi oggi chiamiamo Mediterraneo. Le evidenze che riconfermano la Dieta Mediterranea come foriera di benessere sotto tutti i punti di vista sono tante e sono quelle che hanno spinto lo stesso Ministero della Salute a dare avvio ad una serie di progetti per diffondere i principi alla base della Dieta Mediterranea.
La pandemia ha reso visibile l’invisibile e tante cose non vengono più date per scontate: il valore delle relazioni, salute mentale, il contatto con la natura, cibo come nutrimento per il corpo e per lo spirito, il concetto di rigenerazione del pianeta. Aspetti cruciali che in armonia con gli Obiettivi dell’Agenda 2030 che compongono quel filo rosso che anima i grandi summit internazionali del 2021: G20, COP 26, UN Food System Summit. Elementi che partono dal bisogno di ripristinare un senso di benessere fisico, mentale, ambientale diffuso.