Coronavirus: ripartiamo dalle risorse essenziali. L’Acqua.

Nonostante sia difficile oggi distogliere l’attenzione dalla drammatica situazione in cui imperversa il nostro paese, è fondamentale non abbassare la guardia su quelle che sono le esigenze primarie per la vita.

Oggi, 22 marzo, si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, elemento essenziale per la vita del pianeta.

Prima ancora che senza cibo, il tempo di sopravvivenza di un essere umano privo di acqua si riduce a soli 14 giorni. Uno scenario che ad oggi pare per noi non solo lontano ma addirittura surreale, e che invece è più vicino di quanto possa sembrare.

L’acqua è una risorsa naturale, non dovuta, ed esauribile.

Come evidenziato dalle associazioni di categoria, che rappresentano l’agricoltura italiana, le temperature record e la mancanza di precipitazioni specialmente nel Centro-Sud Italia compromettono oggi i raccolti delle ultime orticole invernali, ma mettono anche a rischio quelle estive ed i cereali.

 Il lockdown non sarà una questione di poche settimane. In un momento storico come questo in cui l’agricoltura nazionale gioca un ruolo strategico e fondamentale per garantire il fabbisogno del paese, l’attenzione a ridurre al massimo gli sprechi di acqua anche in ambito domestico e all’efficientamento idrico deve essere una priorità.

Ce lo ricorda la potenza e l’estremità dei fenomeni climatici di questo periodo. Aumenta la desertificazione, che a livello europeo colpisce già l’8% del territorio, condensato principalmente nell’Europa meridionale, orientale e centrale. Tredici stati hanno già dichiarato di essere colpiti da desertificazione: Italia, Malta, Portogallo, Spagna, Grecia, sono solo alcuni dei nomi dei più colpiti. Uno scenario destinato a peggiorare, con previsioni per il 2050 di avere il 30% della popolazione europea con problemi di accesso all’acqua.

A questo dobbiamo aggiungere il consumo di questa risorsa così preziosa, sempre maggiore rispetto alla capacità del nostro ecosistema di rigenerarsi.

L’agricoltura è il settore che utilizza più acqua in assoluto. Se in generale per produrre cibo se ne va il 70% dell’acqua disponibile, notevolmente diversi sono anche gli impatti idrici dei singoli alimenti, ad esempio 214 litri d’acqua per ogni kg di pomodoro prodotto. E’ facile intuire allora i rischi di incremento di prezzo per il cibo, in contesti di scarsità idrica. E secondo il World Resource Institute, nei prossimi 20 anni il 72% della produzione di grano mediante irrigazione avverrà in aree estremamente soggette a stress idrico.

Senza contare i dati attuali che riguardano lo spreco di cibo. Un terzo del cibo prodotto a livello globale viene buttato, si tratta di uno spreco (quello alimentare) nello spreco (idrico). Quando buttiamo cibo, buttiamo anche tutta l’acqua e le energie utilizzate per produrlo.

Quando si parla di scarsità idrica, specifica attenzione dovrebbe essere prestata anche all’impatto dei consumi domestici. Seppur l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisca il concetto di sufficienza idrica nella quantità tra 50 e 100 litri d’acqua giornalieri per persona, come quantità necessaria per assicurare i principali bisogni, sappiamo bene che nella maggior parte dei paesi occidentali questa percentuale viene abbondantemente superata. Solo in Italia, che detiene tra l’altro il record di prelievo di pro-capite di acqua per uso potabile tra tutti i Paesi dell’Unione Europea, si arriva a 428 litri giornalieri pro capite ad uso domestico ed è previsto un aumento del 25% dei già elevati consumi idrici del nel corso di questo secolo.

Dati gravosi che si vanno a sommare a sempre più frequenti inefficienze di gestione della rete idrica e sprechi.

Che si tratti di negligenza, noncuranza o pura inconsapevolezza, sappiamo già, sulla base dell’esempio fornito da alcuni paesi, la gravosità dell’impatto di una prolungata situazione di carenza idrica. Danni per l’economia nazionale, che in alcune aree africane ed asiatiche, già contribuisce ad un -6% del PIL nazionale, competizione tra utilizzatori di risorse, guerre e massicci spostamenti di persone. Il solo 2018 ha testimoniato la presenza di 17,2 milioni di persone sfollate proprio a causa di disastri naturali. Entro il 2025, la metà della popolazione mondiale vivrà in aree di stress idrico. E quando le risorse sono scarse, è facile intuire i rischi di drastici aumenti di prezzi o razionamenti. 

Allora le parole di Graziano da Silva, ex Direttore Generale di FAO, riportano l’attenzione alla responsabilità che noi, oggi, tutti abbiamo verso il nostro pianeta, verso i nostri figli e verso noi stessi: È del tutto impossibile evitare che si verifichi una siccità, ma possiamo evitare che una siccità si trasformi in carestia o migrazioni”. 

Come?

Ora che abbiamo stati forzati a “RESETTARE” abbiamo forse davanti un foglio bianco su cui ridisegnare il futuro, dobbiamo perdere le brutte abitudini, ristrutturare sistemi idrici inefficienti ed insostenibili, favorire l’adozione di tecnologie che permetterebbero un’immediata ottimizzazione del processo produttivo, portare nuovamente l’uomo e la natura, insieme, al centro, introdurre un concetto di prosperità che sia sinonimo anche di rigenerazione.

Tutto il mondo sta sperimentando in queste settimane, in questi mesi, sulla propria pelle gli effetti del cambiamento forzato e necessario dato dalla diffusione del coronavirus. Un completo rivoluzionamento di approccio e prospettiva che ha trovato l’intera comunità globale in affanno, impreparata e sorpresa.

I nostri business si sono fermati perché eravamo così impegnati a farli crescere e performare al meglio, da aver dimenticato le fondamenta sulle quali si poggiano: le risorse essenziali del Pianeta. Acqua, energia, suolo. Abbiamo sovrasfruttato queste risorse e il nostro castello è crollato. Almeno con l’acqua, cerchiamo di cogliere i segnali che la terra ci sta mandando e non farci trovare completamente impreparati.