Vigna di Pollica

COP16: Biodiversità, Accordo Raggiunto, un’Occasione Unica per le Terre Marginali ad Alto Potenziale

La recente COP16 di Roma ha segnato un passo avanti, seppur fragile, verso la “pace con la natura”, come auspicato dalla presidente Susana Muhamad. Tre giorni di battaglie, di numeri, di compromessi. Ma alla fine, un accordo c’è: fondi per la biodiversità, un piano per monitorare i progressi. Un piccolo passo, certo, ma in un mondo che sembra impazzito, sotto la guida di leader senza valori né rispetto (per l’altro e per il creato), questo accordo è una boccata d’ossigeno. Un segnale che, nonostante tutto, c’è ancora chi crede nella possibilità di un futuro diverso, un futuro in cui la biodiversità non sia solo una parola vuota, ma un impegno concreto, che segna la strada verso la rigenerazione del pianeta.

“Pace con la natura” che in questi tempi di guerre e divisioni, non è un obiettivo ambizioso, ma pura rivoluzione.

Perché, diciamocelo, la biodiversità non è solo una questione di scienziati e ambientalisti. È la nostra vita, il nostro cibo, la nostra salute. È il futuro che lasciamo ai nostri figli.

Dopo intense negoziazioni, si è giunti a un accordo sui meccanismi di finanziamento e monitoraggio per l’attuazione della strategia globale per la biodiversità. Un risultato importante, ma che necessita di essere rafforzato e implementato con urgenza.

Punti Salienti della COP16

  • Mobilizzazione dei Fondi: Obiettivo di stanziare almeno 200 miliardi di dollari all’anno per la biodiversità, con un contributo specifico per i paesi meno sviluppati e gli Stati insulari. Riduzione dei sussidi dannosi per la biodiversità di 500 miliardi all’anno entro il 2030.
  • Cali Fund: Formalizzazione di un fondo legato ai benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche digitalizzate (DSI), con contributi volontari da parte delle industrie farmaceutiche, cosmetiche, nutraceutiche e biotecnologiche.
  • PMRR: Approvazione del meccanismo per la pianificazione, il monitoraggio, il reporting e la revisione, con indicatori per valutare i progressi e l’efficacia delle misure adottate.
  • Coinvolgimento degli Stakeholder: Riconoscimento dell’importanza di coinvolgere attivamente tutte le parti della società, inclusi i popoli indigeni, le comunità locali, le donne e i giovani.

La COP16 rappresenta un passo avanti incoraggiante, seppur ancora incompleto, verso la salvaguardia della biodiversità. Tuttavia, l’assenza quasi totale dell’Italia, con un Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) che sembra aver sottovalutato l’importanza cruciale di questo appuntamento, genera una profonda delusione. Sogno un’Italia più sensibile e proattiva, capace di onorare gli accordi internazionali presi a Roma, ma soprattutto di recuperare il ritardo accumulato rispetto agli ambiziosi obiettivi della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030. Un’inversione di rotta che deve tradursi in azioni concrete e tempestive, perché il tempo stringe e il futuro del nostro ecosistema è appeso a un filo.

Dietro le cifre e i protocolli, c’è un mondo che rischia di rimanere indietro. Un mondo fatto di “piccoli”, di terre marginali, di grandi sacrifici, di comunità dimenticate, quelle che amo chiamare le “Terre Future”, ovvero quei territori spesso trascurati, che possiedono un potenziale inestimabile per la conservazione della biodiversità e la rigenerazione ecologica. Queste aree, ricche di risorse naturali, patrimonio culturale e comunità custodi di saperi tradizionali, possono diventare dei veri e propri laboratori per lo sviluppo ecologico integrale.

Come dimostra Pollica ed il Masterplan Strategico di Sviluppo della Costa Cilento Sud guidato dal Sindaco Stefano Pisani, le “Terre Future” hanno un potenziale trasformativo inimmaginabile, e possono diventare veri e propri hub vitali, capaci di rispondere alle pressanti sfide globali grazie all’impegno straordinario di amministratori e agricoltori eroici, e a soluzioni locali innovative. Queste aree, che troppo spesso vengono date per scontate, sono fondamentali per proteggere il patrimonio naturale e culturale unico che custodiscono, rigenerare ecosistemi compromessi e comunità marginalizzate, trasformandole in fulcri di sostenibilità, unire le forze attraverso la creazione di un’alleanza globale per condividere sapere, risorse e best practices, e infine, guidare il cambiamento posizionandosi come attori centrali nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), dimostrando che il futuro si costruisce a partire dalle radici.

Dobbiamo garantire che queste “Terre Future” abbiano la rappresentanza e la dignità che meritano, al pari delle grandi città, nei dibattiti globali sulla sostenibilità. Non possiamo più permetterci di escluderle dai processi decisionali. Riconosciamole come partner strategici per la protezione della biodiversità, per la nostra salute e per il futuro. Siamo convinti che investire nelle “Terre Future” possa sprigionare un potenziale inimmaginabile, ancora inespresso, e creare un modello di sviluppo che metta al centro la salute del pianeta e il benessere delle comunità locali.

Possiamo continuare ad ignorare il potenziale di queste terre, o agire ora per trasformarle in motori di cambiamento, capaci di ispirare un futuro giusto per tutti. La scelta è nelle nostre mani!