Great Resignation, Quiet Quitting, Hustle Culture, Quiet Hiring, Generazione YOLO (You Only Live Once): non sono slogan, ma sintomi chiari e precisi di contesti e modelli lavorativi in profondo e repentino cambiamento.
Con il Quiet Quitting, un fenomeno che apre le porte ad una nuova era, emerge chiaramente il bisogno di riappropriarsi di stili di vita equilibrati prende il sopravvento sui pericoli di burnout, perchè “il tuo valore come persona non è definito dal tuo lavoro”, come emerge dai loro sostenitori. Si aprono le porte di una nuova generazione, la “Generazione YOLO (You Only Live Once)” e cioè quella che prende coscienza del fatto che “si vive una volta sola”. Così, mentre la scia della Great Resignation innescata con la pandemia sta prontamente prendendo il posto della logica estrattiva di un capitale umano sempre più sfruttabile (la cosiddetta hustle culture), anche nuovi modelli organizzativi aziendali iniziano ad aprirsi a nuove logiche.
Che la nostra era, quella dell’Antropocene, sia scandita da una imposizione dell’uomo sull’ecosfera e da continui e repentini cambiamenti, non è poi un gran mistero. Basta analizzare qualsiasi lembo di mondo, a qualsiasi livello, per notare che l’Homo di oggi non è poi così Sapiens come potrebbe essere, per arrivare al punto da pregiudicare gli elementi fondanti della sua stessa sopravvivenza.
Così, insieme all’ecosistema naturale, cambia l’uomo e la sua salute, cambiano le relazioni, cambia la società. Parliamo di una società talmente liquida in cui l’unica vera certezza diventa l’incertezza, in cui il nomadismo colpisce tutti e a tutti i livelli: un nomadismo digitale, un nomadismo climatico, un profondo smarrimento e svuotamento valoriale. Questi aspetti, sintomi di un disagio collettivo e integrale, richiedono nuovi mindset, nuove metodologie, nuovi approcci educativi: perchè dall’educazione è possibile riportare l’uomo a quel Buen Vivir che pare abbiamo dimenticato.
La Paideia motiva le nostre decisioni e i nostri comportamenti, attraverso le relazioni, le interazioni. Poiché ha un impatto su ogni persona, la paideia genera una cultura. Come pensiamo? Come votiamo? Come creiamo le nostre famiglie? Facciamo cose produttive? Facciamo cose piacevoli? Alimentiamo una rivoluzione? Le nostre azioni sono la parte più superficiale. Sotto ogni decisione ci sono strati nascosti di influenze, credenze e supposizioni.
La Paideia si trova al livello più profondo. È la combinazione di trame narrative attraverso cui ognuno di noi vede ogni cosa. Poiché è l’elemento costitutivo della cultura, che determina il nostro futuro, ma anche quello degli altri.
All’interno di questo scenario possiamo leggere dei cambiamenti dell’attuale mercato del lavoro, un settore su cui si rispecchiano l’evoluzione degli stili di vita individuali, degli assetti sociali, degli aspetti economici e finanziari, dei bisogni umani.
Il mutualismo è indubbiamente uno di quei tanti rapporti di cui la natura offre il più vasto insegnamento, secondo il quale è la collaborazione tra più parti l’unico modo per poter sopravvivere ed evolvere, assicurando un beneficio reciproco per tutte le parti coinvolte. Una sorta di simbiosi equilibrata, libera da quelle logiche di parassitismo tipiche di modelli fortemente intensivi ed estrattivi, che riporterebbe l’uomo in una relazione realmente armonica con la società e l’intero ecosistema naturale.
Sempre più segnali testimoniano una tendenza generale dell’intero mercato del lavoro sempre più orientati verso nuove forme di mutualismo. Un nuovo mutualismo, come lo definiscono Paolo Venturi e Flaviano Zandonai, capace di riportare la logica del lavoro verso modelli di servizio, in grado di ricucire le distanze tra le relazioni e le competenze interpersonali e inter-organizzative, tra i bisogni umani e quelli del pianeta. In altre parole, di rendere le aziende e le imprese più sociali e inclusive.
E’ da qui che la nostra società, che per alcuni è già all’alba della quarta rivoluzione industriale – la rivoluzione cognitiva, sorretta da un profondo cambiamento di mindset e da una valorizzazione del Capitale Umano – può ripartire per ricucire le attuali frammentazioni. Da modelli di un nuovo mutualismo, da gesti di straordinaria generosità, da azioni sorrette da una mentalità ecosistemica capaci di riverberarsi in benessere e prosperità comune.
E’ su questi modelli di mutualismo che la formazione, la Paideia dovrebbe ripartire: modelli finalizzati a riportare l’armonia e abilitare l’uomo a saper tornare a vivere bene, ancora prima di trovare il “lavoro giusto”, modelli che si sorreggono sul ruolo cruciale che educatori, professori, insegnanti, genitori e comunità educanti svolgono nella società, modelli che riportano nel mondo quel bisogno di pensiero critico, creatività, gusto, bellezza, fiducia, l’empatia, ascolto. Modelli insomma che si dimostrano vincenti per tutti e che provano di essere funzionanti anche a livello economico.
La Paideia, nella sua più elevata ed olistica accezione, è una “formazione umana integrale” che abbiamo ereditato dalle nostre radici culturali classiche, che si sviluppa in un processo inesauribile di lifelong learning e che impegna Uomo e Ambiente in una relazione di assoluta comunione e co-creazione di valore.
Questa è la formazione che mettiamo in pratica ogni giorno da dieci anni all’interno del vasto ecosistema Future Food e nei nostri Living Lab, all’estero ed in Italia.
L’esempio più concreto e tangibile in questa direzione non può che essere il Paideia Campus aPollica, un Laboratorio Vivente a cielo aperto e concreta applicazione di questo concetto di paideia, mettendo al centro il borgo, la comunità, la biodiversità mediterranea, il patrimonio culturale immateriale dell’Umanità per apprendere direttamente e sperimentare sul campo cosa vuole dire “ecologia integrale”. Un modello unico, ereditato da millenni di storia, cultura, scienza, incontri e commistioni che hanno contraddistinto questo luogo e di cui la Dieta Mediterranea ne è esempio tangibile.
Oggi, in cui il mondo intero celebra il potere dell’educazione e che si riunisce intorno al bisogno di “Investire nelle persone, dare priorità all’istruzione”, io rispondo così: non dimentichiamoci di quei modelli di rigenerazione ecologica integrale che abbiamo ereditato dal passato, di quei principi che regolano l’armonia e che ci offre quotidianamente la Natura come Madre-Insegnante di Vita, di quei modelli organizzativi e mutualistici che da sempre hanno caratterizzato il nostro Paese, di quei patrimoni, come la Dieta-Stile di Vita Mediterranea che ci ricordano che è possibile riunire la dimensione politica, sociale, individuale, ambientale, culturale ed economica. L’educazione, e nello stesso modo anche le “nuove professioni lavorative”, devono saper ritornare al bisogno di Sentire anche con la pancia e le emozioni, del Sapere, con tutti e cinque i sensi, del Sostenere.
“Educare all’ecologia integrale aiuta le comunità di apprendimento a scoprire le radici dei loro successi e delle loro sfide, mentre si sforzano di soddisfare i bisogni di ogni studente e gli obiettivi della comunità. Costruendo una comprensione più profonda attraverso il dialogo, identificando soluzioni pratiche alle sfide di adattamento e riprogettando gli scenari per una giustizia equa e sostenibile, noi educatori cerchiamo di migliorare la vita di tutti, non solo quella degli studenti di quella comunità” – Sonia Massari, PhD, Direttrice della Future Food Academy
“PAIDEIA per la rigenerazione ecologica integrale” può diventare allora un strumento cardine per riportare la scuola italiana alla base delle nostre radici, quelle che sono colonne portanti della nostra stessa cultura, ma anche al cuore di valori umani essenziali, per riconnettere scienza, storia, filosofia, cittadinanza attiva, ecologia ad una formazione umana, che sappia creare professionisti sì, ma prima ancora abbracciare tutti gli elementi del saper vivere.
Vivere di qualità, vivere insieme, vivere (e rispettare) i luoghi, le persone, il territorio, il cibo, come ci insegna magistralmente il framework culturale della Dieta Mediterranea, passa inevitabilmente dall’educazione, un diritto universale capace di unire tutti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e non un privilegio per pochi.
In effetti, tenere insieme le complessità del mondo di oggi non dovrebbe essere cosa da equilibristi improvvisati, ma da saggi osservatori della Natura, e attenti ricercatori dell’equilibrio tra mente, corpo, cuore ed emozioni.