Storie di Resilienza e Innovazione da Kesennuma a Pollica
Come ogni mese, sono rientrata ieri notte dalla mia (ormai consueta) settimana in Giappone, con un bagaglio colmo di speranza, insegnamenti e opportunità.
Quest’anno mi sono data la regola di dedicare almeno un giorno alla scoperta e all’ascolto, andando ad incontrare amici e partner del Future Food Institute, comunità speciali, per immergermi in storie di rigenerazione, ma soprattutto per continuare a creare ponti di inestimabile valore. Questo mese, grazie a Kanako Chiba, fellow del nostro Climate Shapers Boot Camp, sono andata ad incontrare la città di Kesennuma (dal 2014, la prima città slow del Giappone).
Nel cuore del paese, la città di Kesennuma è testimone di una storia di ricostruzione, resilienza e rinascita che ha tanto in comune con il nostro modello di sviluppo ecologico integrale e con Pollica. Un’amicizia di lunga data, quando il Sindaco Stefano Pisani era presidente del network CittàSlow International, sfide e valori comuni, una grande responsabilità sulle spalle – preservare un ecosistema, biodiversità, la piccola pesca e i living heritages dal valore inestimabile, e una nuova pagina nella narrazione di comunità che, nonostante la distanza geografica, condividono una visione di futuro intrisa di principi di vita lenta e sostenibile.
La città di Kesennuma, profondamente segnata dallo tsunami devastante del marzo 2011, si è elevata oltre la tragedia attraverso un processo di ricostruzione che ha messo al centro non solo il rinnovamento fisico, ma anche il rafforzamento di valori profondi, come quelli promossi dal movimento Cittaslow. La determinazione e la visione di Akihiko Sugawara, oggi presidente della Camera di Commercio locale e un tempo ispirato dal libro “Slow Life“, hanno tracciato il percorso affinché Kesennuma diventasse la prima città Slow del Giappone, sottolineando l’importanza di una vita in armonia con il tempo, la natura e la comunità, e trasformandola in un vero motore per lo sviluppo economico e sociale del territorio. Ho incontrato amministratori, pescatori, donne d’impresa e di cultura, condividendo esperienze e modelli di sviluppo territoriale, notando numerose similitudini tra Kesennuma e Pollica. È stato interessante notare come entrambe le comunità abbiano maturato negli anni una profonda coscienza ecologica che si manifesta nella definizione di ogni strategia, promuovendo nuove forme di impresa e nuove forme di turismo capaci di valorizzare il territorio e il suo patrimonio enogastronomico. Abbiamo discusso di modelli come l’albergo diffuso, gli agriturismi e il ruolo dei cuochi-contadini/pescatori, così come di iniziative rilevanti sperimentate dall’amministrazione di Pollica, inclusa l’elaborazione di un Piano Urbanistico Comunale incentrato sul concetto di “Food Scape”.
Una delle forze trainanti di Kesennuma risiede anche nelle figure femminili che guidano lo sviluppo sociale della comunità. Il progetto Kesennuma Cameria, supportato dalla Fondazione Chanel, ne è un esempio lampante, puntando a colmare il divario di genere nelle comunità locali e a promuovere partenariati “pubblico-privato-società civile”. Questa iniziativa riflette la capacità della città di guardare avanti, cercando di realizzare una società più equa e prospera. Durante le nostre conversazioni, abbiamo toccato anche i temi della pesca, vero motore economico del territorio, di come preservare il settore e i metodi tradizionali portando innovazione ed opportunità per le giovani generazioni.
È apparso chiaro ai miei occhi un nuovo concetto di valore nell’essere “marginali”. Oggi è lì che risiedono i valori, i modelli d’ispirazione e le risorse essenziali necessarie per ridefinire il benessere collettivo, i codici del vero algoritmo della longevità.
Kesennuma e Pollica dimostrano che la resilienza, la rigenerazione, l’innovazione e un profondo rispetto per la vita lenta possono non solo ricostruire comunità devastate da tragedie, ma anche tracciare un futuro che mira alla vera prosperità inclusiva.