Dalla fine del 1800, gli italiani hanno cominciato a lasciare i borghi e le comunità rurali per cercare lavoro e migliori condizioni socio-economiche nelle città più industrializzate o all’estero. Oggi, più di 5 milioni di cittadini italiani vivono all’estero, e più di 80 milioni di persone fuori dall’Italia rivendicano antenati italiani. Mentre questa incredibile diaspora, la più grande emigrazione volontaria nella storia registrata, ha portato alla diffusione globale del cibo e della cultura italiana, ha anche lasciato una numerosissime di comunità all’abbandono. Come risultato, il 70% delle città italiane ha meno di 5.000 abitanti.
Queste città, molte delle quali hanno radici culturali, artistiche e architettoniche che risalgono a più di mille anni fa, sono nate da esperienze agricole. Piccole fattorie tradizionali a conduzione familiare sono state la genesi di queste comunità e dell’invidiabile eccellenza gastronomica italiana. Ma col tempo, le condizioni economiche sono peggiorate e la rivoluzione industriale ha attirato i lavoratori verso le città, e le nostre meravigliose aree interne, i piccoli borghi e questo stile di vita, sono stati abbandonati.
Oggi, in un mondo dilaniato da questa terribile pandemia che sta mettendo in ginocchio l’economia globale e sconvolgendo le certezze di molti, e dove il cambiamento climatico complicherà ancora di più la battaglia per la giustizia sociale, c’è ancora più bisogno di nuovi modelli di sviluppo, nuovi sistemi di pensiero, un nuovo modo di concepire la presenza dell’uomo sulla terra e la sua interazione con essa.
Da una crisi entropica come quella che stiamo vivendo, non si esce mai uguali.
Sta a noi capire in cosa consiste questo “essere diversi” e quale direzione dare a questa nuova e più che mai necessaria “rinascita”.
Con Future Food Mediterraneo, stiamo progettando un campus dove si possa imparare un nuovo tipo di socialità e vivere il concetto di ecologia integrale, di cui la Dieta Mediterranea è l’esempio più concreto. Tutto è collegato – tutela dell’ambiente e salute umana, rigenerazione del territorio e benessere dei cittadini, giustizia sociale, e cambiamenti climatici e noi vogliamo aggregare tutti quegli audaci esploratori che vedono nella rigenerazione delle aree rurali e dei borghi il punto di partenza per costruire una società più prospera. E come al solito ci rendiamo conto che il “cibo” in tutto questo, è al centro. Cibo è vita, identità, accoglienza, cura, connessione, socialità e comunità.
Non siamo soli, il movimento sta crescendo e un vento positivo di rigenerazione sta attraversando il Mediterraneo coinvolgendo menti brillanti, imprenditori visionari, amministratori locali coraggiosi e attivisti.
Tra questi, Danny McCubbin, un vero pioniere del movimento della “social gastronomy”, che dopo essere stato per 17 anni accanto a Jamie Oliver, aiutandolo a portare l’etica e la sua missione anche nel business; dopo aver animato progetti come “Cook for Syria”, e supportato come volontario la Comunità di San Patrignano; credendo nel potere curativo del cibo sta ora dedicando anima e cuore ad un nuovo ambizioso progetto proprio in un borgo Italiano, Mediterraneo, in Sicilia, a Mussomeli.
Una casa comprata ad 1 EURO, ed il sogno di dar vita ad una “community kitchen” che avrà molteplici obiettivi: recuperare il cibo invenduto dei supermercati circostanti, aiutando quindi alla lotta contro lo spreco alimentare, che verranno poi cucinati e serviti alle persone più in difficoltà della zona; trasformare la “community kitchen” in un trampolino di lancio per giovani locali che non hanno modo di formarsi o di lavorare, per imparare un mestiere ed un programma di formazione “Corso sulle community kitchen per giovani cuochi” che si rivolge a giovani da tutta Europa, portando in un luogo remoto come Mussomeli scambio culturale, apertura e diversità.
La casa che Danny ha comprato sarà presto popolata da giovani, persone del posto, ragazzi che vengono da lontano, locali, donne e uomini, insomma persone che si riuniranno per prendersi cura della loro casa comune, attraverso il cibo.
Esperienze come questa ci fanno capire che il cambiamento è in atto!
Coinvolgere le comunità locali è essenziale per non perdere l’incredibile patrimonio che ci circonda, fatto di storia, tradizioni, mestieri e biodiversità.
Come? Mettendosi in ascolto, agendo senza foga e partecipando tramite progetti che coinvolgono la piazza come quello di Danny che con la sua Community Kitchen, a Mussomeli, in Sicilia ha lanciato un appello ed un fundraising, perché tutti possano dare un contributo a questa iniziativa!
Perché come dice Franco Arminio:
“riabitare i paesi non è questione di soldi. I soldi servono a farli più brutti, a disanimarli. Per riabitare i paesi servono piccoli miracoli, miracoli talmente piccoli che li possono fare uomini qualunque, quelli che vediamo in piazza.”