Obiettivo #FameZero

Rigenerare il pianeta partendo dal cibo: si può!

Volge al termine la settimana in cui si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, 16 ottobre, data dell’anniversario della fondazione della FAO, istituita a Québec city in Canada nel 1945. Un momento di riflessione importante, per chi come me si occupa di studiare il cibo, e tutte le dinamiche di interazione tra l’uomo e il suo nutrimento in relazione alla salute, la cultura e l’ambiente, anche alla luce dei cambiamenti epocali che stiamo vivendo.

Una giornata che la FAO, dedica al tema “Fame Zero” che non significa soltanto combattere la fame, ma soprattutto nutrire, nel senso più inclusivo e profondo, con una dieta sana per l’uomo e per il pianeta, attenta alla salute dei consumatori e rispettosa dell’ambiente e della biodiversità delle specie.

Da quando è nato il Future Food Institute, nel 2014, il mese di ottobre ha cominciato ad assumere un valore particolare. Un mese ricco di insegnamenti e ispirazioni che ad ogni occasione, hanno aggiunto un tassello alla grande mappa dei sistemi agroalimentari che si fa sempre più complessa, piena di sfide, responsabilità, problemi irrisolti e modelli che vedono l’agroalimentare (uno dei settori a più elevato impatto sociale e ambientale) giocare quel ruolo chiave per lo sviluppo sostenibile dell’intero pianeta.

Nel 2014 parlavamo dei Diritti alla Terra.

Nel 2015 con “Feeding fair” in Expo con UP day e studenti provenienti da tutta Europa abbiamo progettato modelli alimentari più equi, sani e sostenibili. 

Nel 2016 portavamo nel magico mondo di Make Faire le grandi sfide del pianeta e chi – i food makers – partendo dai fablab le sta affrontando. 

Nel 2017 al G7 dell’Agricoltura a Bergamo abbiamo celebrato la AgroGeneration, incontrato Vandana Shiva, invitato gli agricoltori ad una Contadinner – con Vazapp e Giuseppe Savino – nella meravigliosa cornice dei chiostri dell’Ex-Monastero di Sant’Agostino; organizzato un hackathon che ha visto coinvolto il MIUR (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca), studenti delle scuole superiori provenienti da tutta Italia e buone pratiche e innovazioni nate realizzate dagli istituti agrari. 

Nel 2018 l’abbiamo celebrato il primo anno di vita del nostro Living Lab a Bologna (la Scuderia di Er.Go), punto di incontro tra culture e saperi, raccontando la nostra Food Innovation Global Mission e presentando il progetto Food Shapers con i 15 fellows del food innovation program. 

Nel 2019, impegnati in vari continenti, tra studenti, innovatori, insegnati, imprenditori, policy makers, abbiamo deciso di cominciare ad unire un po’ di puntini e provare a leggere questa esperienza con occhi nuovi, prendendo il cibo, vita, nutrimento, veicolo di valori, cultura, simboli ed identità, strumento chiave della socialità, come vero strumento di rigenerazione, inclusione e fonte di energia, sognando un’economia “civile”. Per fare questo, partiamo proprio dal Paese che con l’umanesimo ne ha visto l’origine e secoli di modelli di sperimentazione. Un’economia dove la parola chiave diventa “biodiversità”, un’economia capace di dare spazio a coloro che stanno costruendo il futuro, partendo da un principio di prosperità, capace di lavorare per il bene comune e non per il bene totale.

Un paradigma che impone al sistema agroalimentare di implementare modelli di produzione e consumo sostenibili (dal punto di vista economico e ambientale), scalabili e capaci di generare impatti tangibili sulla salute dell’uomo e del pianeta; quindi non solo finalizzati al profitto, ma imprescindibilmente legati anche all’impatto generato sulla comunità allargata. 

Questo 16 ottobre è arrivato proprio valle della XIX edizione delle Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile che quest’anno era dedicata al tema “Prosperità inclusiva. Aspirazioni e azioni per dar forma al Futuro”. Un momento di riflessione e confronto illuminante per chi come noi si trova tutti i giorni a costruire il futuro, facilitare la cooperazione tra gli stakeholder e favorire processi di innovazione all’interno di un settore, vittima e carnefice dei grandi mutamenti sociali e ambientali che l’umanità sta affrontando: il “Food”.

All’esito di questo lungo percorso e nel solco di queste riflessioni, Future Food Institute ha assemblato una cassetta degli attrezzi, aperta, utilizzabile da chiunque, in una logica open source, finalizzata alla rigenerazione del Pianeta attraverso il cibo. 

Si chiama “Food for Earth” – The Earth Regeneration Toolbox. 

Studiando il cibo, sia dal punto di vista della fruizione sia dal punto di vista culturale, abbiamo cominciato a mappare i “luoghi” che minacciano l’equilibrio tra uomo-ambiente-cultura-salute, studiando le dinamiche di produzione e consumo che oggi usano il potenziale della tecnologia e le nuove conoscenze generate dai dati per creare conoscenza e consapevolezza diffusa, riducendo e valorizzando gli sprechi e puntando ad un modello orientato alla prosperità. 

Dal 10 luglio fino ad oggi, abbiamo intrapreso un vero e proprio viaggio di rigenerazione e scoperta, composto da 2 fasi fondamentali:

  1. Fase 1: co-design all’interno di esperienze formative internazionali; 
  2. Fase 2: validazione e coinvolgimento degli stakeholders.

La prima fase si è svolta nel corso di tre missioni (summer school), organizzate in collaborazione con la FAO (l’Organizzazione delle nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura), che si sono concentrate sui tre luoghi in cui la l’uomo ha maggiormente modificato l’ecosistema naturale e che pertanto necessitano di intervenire per riequilibrare la relazione Uomo/Pianeta: le città (Climate Smart Cities, New York, 10-17 luglio); le aree agricole rurali (Climate Smart Farms, Tokyo, 1-7 agosto); gli oceani e i mari (Climate Smart Oceans, Islanda, 1-7 settembre).

La matrice che sottende questa cassetta per gli attrezzi potrebbe apparire complessa: incrocia 3 luoghi emblematici della lotta al cambiamento climatico (New York, Tokyo, Islanda) con ecosistemi che la scienza suggerisce essere i luoghi più caldi del cambiamento (smart cities, aree rurali, oceani); ma è stata affrontata ed analizzata con grande motivazione e umanità da tutti i partecipanti selezionati, con profili multidisciplinari, età, estrazioni molto diverse (scienziati, studenti, imprenditori, cooperatori, policy makers, innovatori, attivisti, artisti); vedendo anche il coinvolgimento di imprese buone pratiche sperimentate da grandi aziende come Google, Enel, CAMST, startup come Aerofarms o i cluster islandesi per l’economia circolare del mercato ittico, fino a vedere coinvolte ad imprese sociali come Green Bronx Machine, o grandi inventori capaci di applicare le tecnologie più dirompenti al cibo, come Plantx in Giappone. 

Per 2 mesi, questa complessità si è fatta esperienza. Un’esperienza di apprendimento che segue una metodologia precisa, mutuata grazie al nostro insostituibile compagno di viaggio, Prof Matteo Vignoli che con il “Design Thinking” ci insegna la magia dell’innovazione, e fondata su quanto diceva Galileo Galilei sull’insegnamento: 

non puoi insegnare niente a un uomo; puoi solo aiutarlo a scoprirlo in sé stesso”. 

Con questo spirito, il viaggio che ci ha portato a creare “Food for Earth”: è stato un viaggio di ispirazione, di aspirazione – attraverso i casi di successo – e di azione, attraverso workshop e le collaborazioni nate all’interno di questa cornice progettuale.

La seconda fase, guidata da Claudia Laricchia, è cominciata a settembre e sta vedendo coinvolti partner pubblici e privati come FAO, CNR, Enel ed EY, esperti e scienziati, singoli individui ed organizzazioni. La cassetta, così validata dai primi partner, è stata presentata assieme alla Delegazione dell’Unione Europea alle Nazioni Unite il 27 settembre, in occasione della 74esima Assemblea Generale dell’ONU e di Week for Future, la manifestazione dei giovani per il clima.

La Food for Earth” Toolbox è composta da 5 aree di innovazione alle quali corrispondono alcuni obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e 4 strumenti per analizzarli e personalizzarli su alcuni casi specifici. 

Le 5 aree di innovazione sono: Food Diplomacy, Vivere Circolare (stili di vita e modelli di Economia Circolare); Ecosistemi Climate Smart; Food Identity; e Prosperità

I 4 strumenti sono:

  1. Humana Communitas, espressione usata dal Papa per identificare la comunità umana che vive ed influenza la vita sul Pianeta Terra.
  2. Piattaforme abilitanti che possono attivare e facilitare un cambiamento positivo.
  3. Modelli, nuovi modelli organizzativi capaci di generare un impatto esponenziale
  4. Metriche, indicatori e dati che possano misurare il cambiamento. 

E’ la prima volta che il “food”, attraverso cui ci colleghiamo con la natura, è al centro di uno strumento interattivo che ha seguito un processo complesso e corale, per ristabilire l’equilibrio natura/uomo.

Oggi, grazie al Future Food, il futuro che grida la risoluzione di sfide ambientali, trova uno strumento che chiunque può applicare, analizzare, studiare e implementare per modellare la crisi climatica, ripartendo dal cibo. 

Nel quadro degli SGDs (obiettivi di sviluppo sostenibile), le interrelazioni tra Food Diplomacy, Vivere Circolare, Ecosistemi Climate Smart, Food Identity e Prosperità, ciascuno  dal punto di vista degli strumenti individuati, permette di scoprire come dare forma al cibo utilizzarlo per vivere in un Pianeta migliore, immaginando nuovi modelli organizzativi e di pensiero e nuove metriche per misurare un cambiamento necessario. 


ITA2-Earth-Regeneration-Toolbox

Segue un approfondimento sulle aree di innovazione.

Food Diplomacy Il cibo come ingrediente essenziale dell’esistenza umana, ha sempre svolto un ruolo importante nelle relazioni interstatali e nella pratica diplomatica. Il cibo come mezzo per esercitare influenza, comunicare la propria cultura, identità e volano di messaggi chiave nelle pratiche della diplomazia pubblica di vari paesi. La Food Diplomacy è una disciplina fondamentale anche per la gestione del crescente numero di migranti climatici.

Gli SDGs (obiettivi di sviluppo sostenibile) corrispondenti sono: 

  1. SDG 1:  porre fine alla povertà in tutte le sue forme in tutto il mondo
  2. SDG 2: porre fine alla fame, realizzare la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile
  3. SDG 4: Garantire un’istruzione di qualità inclusiva e paritaria e di promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti
  4. SDG 5: Raggiungere la parità di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze
  5. SDG 6: Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile delle risorse idriche e servizi igienico-sanitari per tutti
  6. SDG 10: Ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i paesi
  7. SDG 16: promuovere società pacifiche e inclusivi per lo sviluppo sostenibile, fornire l’accesso alla giustizia per tutti e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli
  8. SDG 17:  Rafforzare le modalità di attuazione e rivitalizzare il partnerariato globale per lo sviluppo sostenibile

Vivere Circolare Vivere circolare significa pensare circolare ed avere un approccio, nella vita quotidiana, finalizzato all’eliminazione degli sprechi e alla gestione continua delle risorse, in una logica di riciclaggio, riutilizzo, rigenerazione e ristrutturazione, che riduca al minimo l’uso delle risorse e la produzione di rifiuti, con una misurazione costante delle esternalità materiali e immateriali. L’educazione dei consumatori è una priorità per innescare processi circolari, per spostare le abitudini verso la qualità piuttosto che la quantità.

Gli SDGs (obiettivi di sviluppo sostenibile) corrispondenti sono: 

  1. SDG 7: Assicurare l’accesso all’energia a prezzi accessibili, affidabile, sostenibile e moderno per tutti
  2. SDG 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, flessibili e sostenibili
  3. SDG 12: Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili
  4. SDG 13: Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze

Ecosistemi Climate Smart  Un approccio climate-smart si concentra sulla vulnerabilità ai cambiamenti climatici e sui processi che facilitano l’adozione di strategie di adattamento e mitigazione.

La tool box studia quindi le risorse naturali; la conservazione degli ecosistemi; la mitigazione, adattamento e resilienza; le infrastrutture umane; le soluzioni ecosistemiche; la tecnologia come catalizzatore e l’agricoltura urbana e intelligente.

Gli SDGs (obiettivi di sviluppo sostenibile) corrispondenti sono: 

  1. SDG 6: Garantire la disponibilità e la gestione sostenibile delle risorse idriche e servizi igienico-sanitari per tutti
  2. SDG 13: Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze
  3. SDG 14: Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e delle risorse marine per lo sviluppo sostenibile
  4. SDG 15: Proteggere, restaurare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, gestire in modo sostenibile le foreste, lotta alla desertificazione, e fermare e invertire il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità 

Food Identity Le identità alimentari connotano la ricchezza e la diversità culturale all’interno del ventaglio paesaggistico territoriale, ossia di spazi fisici, organizzativi e socio-culturali in cui gli abitanti incontrano il cibo e i temi legati al cibo. L’interazione di diverse identità alimentari determina la cultura complessiva dei luoghi in cui la Humana Communitas e l’antropologia del cibo risiedono.

Gli SDGs (obiettivi di sviluppo sostenibile) corrispondenti sono: 

  1. SDG 2: porre fine alla fame, realizzare la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile
  2. SDG 3: Garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età
  3. SDG 9:  Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione inclusiva e sostenibile e promuovere l’innovazione
  4. SDG 11: Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, flessibili e sostenibili
  5. SDG 12: Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili

Prosperità Il concetto di prosperità è ampliato ed integrato rispetto al mero aspetto economico a cui spesso si vuole costringerla. Prosperità comprende la parte emotiva, fisica, mentale, sociale, culturale e ambientale. Questo comporta un ripensamento anche degli indicatori e generatori di benessere che analizzano come alimentazione e nutrizione generino prosperità. La formazione alla prosperità gioca un ruolo essenziale, sia nei singoli individui, che nei consumatori, che negli operatori economici. 

Gli SDGs (obiettivi di sviluppo sostenibile) corrispondenti sono: 

  1. SDG 2: porre fine alla fame, realizzare la sicurezza alimentare e una migliore nutrizione e promuovere l’agricoltura sostenibile
  2. SDG 3: Garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età
  3. SDG 7: Assicurare l’accesso all’energia a prezzi accessibili, affidabile, sostenibile e moderno per tutti
  4. SDG 8: Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti
  5. SDG 9:  Costruire infrastrutture resistenti, promuovere l’industrializzazione inclusiva e sostenibile e promuovere l’innovazione
  6. SDG 10 Ridurre le disuguaglianze all’interno e tra i paesi

Il cibo è un linguaggio globale. Essendo un settore altamente interdisciplinare, la prima commodity e forma primaria di espressione culturale, unisce le persone (tutte), le industrie e i paesi. Gli attori del settore agroalimentare possono davvero fare la differenza dimostrando di sapersi prendere cura di qualcosa di più del solo profitto. Temi di vitale importanza per le sorti dell’umanità

Ripensando i sistemi agroalimentari possiamo salvare il mondo.

World food day is everyday!