Ci sono momenti in cui un’intera sala si ferma, respira all’unisono e capisce di trovarsi davanti a un punto di svolta. È successo a Bologna, durante la 42ª Assemblea Annuale ANCI, quando Jeremy Rifkin ha portato sul palco la sua visione del Planet Aqua: un’Europa che deve finalmente riconoscersi come un continente liquido, interconnesso, fluido.
Una visione che ho sentito vibrare in ogni parola, perché parla esattamente della sfida che stiamo affrontando: un’umanità che deve imparare non solo a convivere con l’acqua, ma a progettare futuri condivisi a partendo proprio dall’acqua.
E mai come questa volta, la politica locale — quella dei sindaci, delle comunità, dei territori vivi — ha mostrato la sua potenza trasformativa.
L’Italia dei sindaci: Manfredi e la nuova grammatica della governance locale
In questo scenario, la leadership di Gaetano Manfredi, Presidente di ANCI, merita di essere celebrata con convinzione. Manfredi sta ricucendo ciò che per troppo tempo è stato percepito come frammentato: città metropolitane, comuni medi, borghi, aree interne.
La sua visione è chiara, coraggiosa, radicale: la sostenibilità non può esistere senza coesione territoriale.
La transizione ecologica non è un esercizio accademico, ma un percorso comune che richiede amministrazioni capaci, reti solide, alleanze tra territori.
E soprattutto richiede fiducia.
Fiducia nel capitale umano delle comunità.
Fiducia nella capacità dei territori di generare innovazione, non solo di subirla.
Fiducia nei giovani, nei sindaci coraggiosi, nei custodi delle tradizioni che sanno trasformarsi.
Manfredi sta offrendo all’Italia un modello di governance che non aspetta la soluzione “dall’alto”, ma la costruisce “insieme”: un’Italia policentrica, connessa, capace di diventare laboratorio di un’Europa nuova.
Le Blue Communities di Pisani: territori che tornano protagonisti
Se Rifkin ha offerto la cornice teorica, Stefano Pisani e il suo straordinario lavoro sulle Blue Communities ne rappresentano oggi la traduzione operativa, concreta, territoriale.
Il percorso è iniziato a Venezia, con un momento destinato a segnare una nuova traiettoria: il lancio della Venice Water Declaration di Jeremy Rifkin, sottoscritta dal sindaco Luigi Brugnaro. Una dichiarazione che ha attivato un’onda di consapevolezza e responsabilità, capace di generare un impatto esponenziale: al termine della settimana, infatti, l’impegno è stato subito raccolto dal Presidente ANCI Gaetano Manfredi e dal sindaco Stefano Pisani, Coordinatore del gruppo di lavoro nazionale che sta lavorando alacremente alla costituzione delle Blue Communities.
Da Venezia a Bologna, questa visione ha trovato nuova forza: il sindaco Matteo Lepore e il presidente di Legacoop Gamberini l’hanno accolta in una serata speciale dedicata alla città dell’acqua, mettendo al centro il ruolo strategico la responsabilità delle comunità urbane nella gestione dei beni idrici.
E oggi, sul palco della 42ª Assemblea ANCI, Manfredi ha riaffermato con forza questa direzione, confermando che la traiettoria tracciata non è solo un’ispirazione, ma un impegno politico concreto.
Le Blue Communities sono molto più di un progetto: sono un movimento rigenerativo che rimette l’acqua al centro delle economie locali, della cultura, della salute e dell’innovazione.
Sono comunità che tornano a leggere il paesaggio non come una risorsa da sfruttare, ma come un alleato.
Sono territori che scelgono di diventare stewards, custodi attivi di un patrimonio ambientale da cui dipendono equilibri ecologici e sociali cruciali.
Questa traiettoria ha acquisito ulteriore forza grazie a una sinergia decisiva: la guida per ANCI, che orienterà i comuni verso politiche idriche integrate e visioni territoriali sistemiche; e il lavoro scientifico e metodologico sviluppato con Francesco Musco e il team dello IUAV, all’interno del tavolo di lavoro nato proprio durante la Venice Climate Week, guidata da Riccardo Luna, che ha posto le basi della governance delle Blue Communities.
È una collaborazione che unisce rigore accademico, governance locale e visione mediterranea della rigenerazione: un’alleanza che sta già trasformando territori e comunità in protagonisti della nuova civiltà dell’acqua.
Verso una Bioregional Vision: il nuovo alfabetismo territoriale che l’Italia deve abbracciare ora
C’è un passaggio chiave che l’intervento di Rifkin, la leadership di Manfredi e il percorso delle Blue Communities rendono evidente: senza una Bioregional Vision, l’Italia non può più ambire a una transizione davvero rigenerativa, equa, lungimirante.
Bioregional Vision significa leggere il territorio come una rete di ecosistemi interconnessi, non come una mappa amministrativa.
Significa riconoscere che l’acqua, il suolo, il clima, la biodiversità, il cibo, la cultura e la salute non rispettano confini politici, ma seguono le logiche della natura.
È un nuovo alfabetismo territoriale che serve ai sindaci, agli urbanisti, alle comunità.
È la chiave per: pianificare secondo ecosistemi, non secondo comparti; costruire filiere circolari che rigenerano valore; coordinare città metropolitane e aree interne su bacini idrici comuni; e definire nuove metriche di prosperità basate su fertilità, longevità, biodiversità e salute delle comunità.
Le Blue Communities, grazie alla guida ANCI rappresenteranno veri e propri prototipi di “bioregion” sistemi territoriali che progettano futuro a partire dall’acqua.
Rifkin e il “Planet Aqua”: il cambio di paradigma che non possiamo rimandare
Quando Jeremy Rifkin parla di Planet Aqua, ci invita a un salto cognitivo: non viviamo su un pianeta fatto di continenti separati, ma su un organismo fluido, interdipendente, in cui ogni scelta territoriale è una scelta planetaria.
È un messaggio che sintetizza ciò che portiamo avanti da anni:
- pensare per ecosistemi,
- agire per rigenerazione,
- formare leader capaci di vedere le connessioni invisibili,
- trasformare territori in piattaforme di innovazione culturale, climatica e sociale.
L’acqua non è un elemento. È una logica.
È un codice di progettazione.
Riconoscerlo significa scegliere un futuro in cui le comunità diventano infrastrutture viventi della resilienza del Paese.
Il Mediterraneo come faro: longevità, fertilità, prosperità
L’Italia, con le sue Blue Communities, con le sue aree interne ricche di saperi ancestrali, con le sue coste vulnerabili ma straordinariamente generative, è la culla perfetta per questa transizione.
La Dieta Mediterranea — nella sua forma più autentica, quella di Pollica, delle comunità emblematiche UNESCO, delle filiere agricole e piscatorie sostenibili — non è un semplice modello alimentare.
È un paradigma politico, ecologico, sociale.
È la prova vivente che un’altra economia è possibile: un’economia che tutela l’acqua, rigenera il suolo, custodisce la biodiversità, valorizza il capitale umano, e crea benessere misurabile attraverso longevità e fertilità.
Una chiamata all’azione per i territori italiani
Il momento è adesso.
Il passaggio da territori consumatori a territori rigeneratori deve accelerare.
Servono oggi sindaci formati a gestire la complessità; comuni che diventano hub di intelligenza territoriale; investimenti su acqua, energia, digitale, cibo e cultura come un unico sistema; piattaforme operative fra città metropolitane, aree interne e comunità costiere; e una governance che premi chi innova, chi protegge, chi genera valore sistemico.
L’Italia può diventare — e sta già diventando — il Paese apripista di una nuova politica dell’acqua, della terra e delle comunità.
Da Bologna emerge una consapevolezza potente: non stiamo parlando di sostenibilità, ma di civiltà.
E oggi, più che mai, abbiamo la responsabilità — istituzionale, culturale, umana — di trasformare ogni territorio in un faro del Mediterraneo del futuro.
Continuiamo a costruire questa rotta insieme.
Perché il Pianeta Acqua non aspetta.
E noi siamo pronti.