Dal “Do It Yourself” al “Do It Together”: impariamo da Makers e Food Makers a fare innovazione.

E’ da poco terminata in Silicon Valley la mamma di tutte le Maker Faire e quasi con un virtuale passaggio di testimone è partita la call di Maker Faire Rome – EU Edition.

Le Maker Faire, che oggi sono 191 e nel 2016 hanno contato più di 1,4 milioni di partecipanti a livello mondiale, possono essere considerate il più grande evento di innovazione al mondo, una mostra diffusa a livello globale dedicata a tutta la famiglia che mette al centro innovazione, creatività e inventiva e come ogni anno farà tappa anche Roma dall’1 al 3 dicembre 2017.

Maker Faire Roma 2017

Il Movimento Maker sta definendo una nuova generazione di “ambasciatori del cambiamento”: giovani dinamici e interessati a lasciare la propria impronta nella società che li circonda. Stampanti 3D, droni, robot, ma anche food. Tra i makers infatti non mancano coloro che con lo stesso approccio affrontano il tema di come migliorare la salute dell’uomo e del pianeta hackerando il cibo, inventando nuovi prodotti, valorizzando gli scarti alimentari, o utilizzando le tecnologie per produrre in modo più sostenibile o migliorare le nostre esperienze culinarie con l’aiuto della fabbricazione digitale.

Tra makers e food la sintonia è innata.

Come spiega Dale Dougherty in Free to Make, “cucinare un pasto con la famiglia è una delle componenti originali del Movimento Maker. Cucinare ci dà il controllo, è qualcosa che siamo liberi di fare, imparare e condividere. La cucina è il primo spazio Maker mai esistito, così come le ricette possono essere considerate il primo esempio di conoscenza open sourced. Le cose che le persone fanno hanno un potere magico, hanno significati nascosti che altre persone non possono vedere, hanno un collegamento morale e personale unico ed irriproducibile.”

Dopo l’entusiasmante esperienza di Maker Faire Rome 2016, quest’anno per la prima volta a Maker Faire Bay Area, in Silicon Valley, abbiamo accettato la sfida e con grande onore Future Food Institute ha animato un’intera area dedicata ai Food Makers, con workshop  e laboratori per i bambini.

I Food Makers sono stati selezionati in base a quattro trend principali:

  1. Proteine ​​alternative
  2. Riuso dello spreco alimentare
  3. Coltivazione indoor
  4. Super Food

L’obiettivo principale della Future Food Area era di dare voce alle storie di giovani Food Makers e mettere in mostra le loro innovazioni. Lo spazio espositivo è stato affollato da best practices di tutto rispetto.

Proteine alternative

Don Bugito: Incentra il suo progetto nella preparazione di una cucina
ispirata alla tradizione precolombiana messicana realizzando piatti a base di
insetti, riuscendo in questo modo a offrire una soluzione innovativa
all’assunzione di proteine alternative.

Bitty Foods: Tutti i piatti realizzati sono a base di farina di grilli. Un progetto nato per
sensibilizzare i consumatori agli effetti positivi di questo tipo di
alimentazione come una produzione alimentare sostenibile, assunzione di “grassi
sani” e micronutrienti, i principi attivi necessari al metabolismo umano.

Riuso dello Spreco Alimentare        

Regrained: Dan Kurzock e Jordan Schwartz, due ex studenti della UCLA, hanno sviluppato il modo di mangiare la birra. Grazie al recupero degli ingredienti di scarto dalla
produzione di birra artigianale questi due giovani makers hanno trovato il modo
di trasformarlo in “granola” un delizioso mix di cereali edibili.

Ugly Juices + Imperfect Produce: due frutti o vegetali su 5 vengono classificati come troppo “brutti” per la vendita al dettaglio e quindi scartati. Questo enorme spreco alimentare viene combattuto da queste due realtà. La prima, Ugly Juices, produce succhi di frutta biologici con le materie prime non utilizzate dalla grande distribuzione, mentre la
seconda, Imperfect Foods, è la startup che porta a casa cassette personalizzate
di frutta e verdura “brutta” ma deliziosa.                  

Coltivazione Indoor

Hamama: Camille Richman e Daniel Goodman sono due ex studenti del MIT Media Lab e hanno da sempre concentrato le loro ricerche sulla coltivazione indoor. Così hanno fondato Hamama, una startup che rende possibili ai privati di coltivare a casa propria diversi tipi di vegetali per supportare un’alimentazione sana e consapevole grazie a un kit dalle dimensioni ridotte fornito di semi e a portata di qualsiasi appartamento.        

Green Sky Vertical: uno dei leader nel settore della coltivazione verticale. Questa innovativa metodologia riesce a coltivare grandi quantità di prodotti riducendo sensibilmente l’uso di acqua e terreno, riuscendo così ad abbassare impatti negativi come
l’inquinamento dato dalle emissioni di carbonio e dall’uso di un minor
quantitativo di energia.

Root: Brielle Pettinelli e Eric De Feo hanno lasciato la loro carriera di designer per dedicarsi alla coltivazione indoor, per riuscire a dare la possibilità a tutti di trasformare le proprie case non solo in un luogo da abitare, ma in un posto dove crescere il proprio cibo. Grazie alle loro
conoscenze hanno lanciato una campagna crowdfunding per realizzare Root, una
piccola serra idroponica che riesce a far crescere fino a 16 vegetali diversi
grazie all’uso di luci a led e alla possibilità di controllare tutte le fasi della crescita sull’apposita app.

Grow Bucket Life: Coltivazione indoor e recupero dei materiali. Questo è l’obiettivo di questo progetto. Grazie al loro kit infatti danno la possibilità ai privati di trasformare
i vecchi e inutilizzati bidoni di metallo in serre funzionanti e fedeli al
principio dei makers “do it yourself”.

Local Greens: Invece di avvicinare la grande distribuzione ai centri urbani con la crescita sempre più esponenziale di supermercati questo progetto vuole avvicinare i cittadini alla produzione eliminando l’intermediario e riducendo le distanze. Come? Creando dei luoghi dove coltivare indoor (quindi ottimizzando lo spazio in funzione della produzione) vicino ai centri abitati. Il loro primo esperimento è già attivo, ed è stato costruito a Berkley.

Back to the Roots: Due giovani ragazzi, Alejandro Velez e Nikhil Arora, che hanno lasciato il loro “posto fisso” per dedicarsi al loro progetto dedicato ad aiutare le famiglie a trovare
un modo di avvicinarle nuovamente a una filiera corta, riuscendo a coltivare all’interno delle loro case. Magari riuscendo a coltivare funghi edibili grazie a fondi di caffè di scarto.

Common Garden: Un software che riesce a applicare un’automazione di precisione per la
coltivazione indoor. Riuscendo in questo modo non solo a coltivare in maniera più semplice le piante grazie all’uso della tecnologia, ma lo rende anche più efficiente e  economico.


I “Nuovi Cibi” e i “Super Foods”

Dandelion Chocolate: Una piccola fabbrica di cioccolato che vuole
riacquistare il sapore autentico delle fave di cacao. La produzione industriale
spesso deve usare additivi chimici per dare il classico sapore del cioccolato,
mentre qui la produzione rispetta i tempi e soprattutto le materie prime. Tutto
questo nel cuore di una delle città più grandi del mondo, San Francisco.

Pique: La tradizione del tè incontra la tecnologia grazie a
Pique Tea. Cristallizzando le foglie dei vari tipi di tè provenienti da India,
Cina e Sri Lanka questa realtà innovativa riesce a dare il sapore autentico di
una delle bevande più antiche del mondo.

Zego: Intolleranze e allergie rendono sempre più difficile trovare alimenti che si adattino alle necessità delle persone. Per questo Zego produce snack e alimenti liberi da allergeni e da glutine per poter offrire alle persone cibo salutare senza doversi preoccupare degli ingredienti usati.

Con questo in mente abbiamo creato con Dandelion Chocolate un Kids Lab gustoso ed innovativo. Scuole provenienti da tutta la California e in particolare Girl Stem Stars, una non-profit che facilita l’educazione per le ragazze di colore, hanno sperimentato e creato, imparando la storia del cacao, la sua composizione e come poterlo trasformare in cioccolata.

A sottolineare la costante attenzione alla sostenibilità, abbiamo coinvolto Lexicon of Food per premiare il Food Maker capace di generare il maggiore impatto positivo sull’ambiente. Lexicon of Food è punto di riferimento internazionale per la mappatura delle innovazioni nel mondo del cibo. Il network racconta le storie di successo nell’agricoltura sostenibile e nella produzione alimentare, fornendo infografiche d’effetto sul sistema alimentare.

Tante suggestioni, senso di responsabilità nei confronti della comunità allargata e al centro un’unica grande convinzione: bisogna creare per educare, condividere, arricchire, collaborare.

Chiara Cecchini vera anima e motore di Future Food Institute USA, ha creduto fortemente nel potere del Movimento Maker come nuovo approccio educativo. “Oggi un focus sul settore alimentare nel “Make world” ha dato spazio non solo alle storie che ogni settimana raccontiamo su Make Magazine ma ha dato modo di creare un ponte tra narrazione e incontri fisici”.

Storie ed esperienze che ci fanno percepire il vero desiderio diffuso di sentirsi partecipanti e non spettatori, l’esigenza vitale di provare esperienze vere, il dono di poter fallire e sperimentare per imparare.

Innovation is a cooperative effort è il nostro motto e Dale Dougherty certo non lo smentisce, sottolineando che il movimento Do It Yourself (fai da te) si sta muovendo verso Do It Together (farlo insieme), perché per rendere il mondo un posto migliore c’è bisogno di uno sforzo collettivo.