Senigallia – 17 Luglio 2015 – Demanio Marittimo.Km-278 , una maratona notturna, un concentrato di ispirazioni e relazioni artistiche, culturali ed economiche. Un agorà temporaneo tra architettura, arte, design, food e innovazione; 12 le ore di incontri ininterrotti, oltre 80 “beautiful minds” si sono alternate su due palchi animando 35 talk, visioni e collisioni; 3 mostre e 3 rassegne video, performance live, un’area degustazione con street food e musica.
Tutto questo in un tratto di spiaggia dell’Adriatico, spazio pubblico e punto di incontro per eccellenza, luogo di scambio e “contaminazione” fra community locali e globali in costante evoluzione, resiliente ed aperta a mutamenti. Un ecosistema, un crocevia di persone fra arrivi e partenze, fra locali e comunità transfrontaliere, tra viaggio e luoghi dell’altrove che hanno accolto un evento prezioso per la sua unicità, fertile per l’abbondanza di stimoli e contenuti, nato da un’idea di Cristiana Colli e Pippo Ciorra.
Un progetto generoso che manifesta il suo approccio filantropico anche nell’attività rivolta ai giovani con tre concorsi nati per premiare promettenti talenti nell’architettura, nel design e nel food. Già dalla prima edizione infatti, in collaborazione con la Fondazione Maxxi, l’allestimento della spiaggia è stato curato da studenti di architettura, così come il primi oggetti di merchandising “made in Demanio Marittimo.Km-278” l’EXHIBITION MACHINE (ideato da Giacomo Barchiesi, Giulio Mangiaterra, Damiano Mazzocchini) e di “L’ag da ret”, biro che evoca la strumento tradizionale con cui si riparano le reti da pesca (ideata Martina Cecarelli, Nicolò de Vita e Flavio Nughes) sono frutto di un concorso organizzato in partnership con l’ISIA di Urbino.
Per il food, invece, in un contesto animato da maestri eccellenti come Moreno Cedroni, Mauro Uliassi o i pluripremiato artisti della pizza gourmet di O Fiore Mio, è tornato il concorso, in collaborazione con il Gambero Rosso, rivolto agli studenti delle scuole alberghiere, per la creazione del piatto di street food della manifestazione vinto da Alessandro Antonelli.
Ma il food [cibo, nutrimento, esperienze vissute e piacere] non è stato solo gustato, ma è stato ispirazione per portare sul palco un pò di Futuro.
Prendendo spunto dal titolo del blog, ho infatti accettato con gioia l’invito a questa kermesse culturale condividendo l’esperienza con quattro giovani talenti del Food Innovation Program animando il panel “Feed the Future: Playing with Your Food Traditions”.
Un confronto appassionato sulla relazione fra tradizione e innovazione nel settore food, ha coinvolto il pubblico in uno speciale dibattito sulle abitudini e tradizioni alimentari, con un focus particolare sulle tecnologie essenziali che stanno rivoluzionando questo settore.
Cibo, design, tecnologia e relazioni, un mix di esperienze a confronto raccontate sul palco da Hildreth England, digital dietitian and health behavior designer da Austin [Texas], Kelly Angela Lee esperta di scienze gastronomiche nata in South Korea, cresciuta in Canada poi in Europa , Chiara Cecchini giovanissima imprenditrice che studiando tra Russia, Francia ed Italia ha ideato FeatApp per educare i giovani a buoni stili di vita ed alla sana alimentazione ed Elisa Bedin, con un background in Scienze Agrarie esperta di Food Policy ed Economics con un focus particolare sui paesi emergenti.
L’innovazione non è solo tecnologia, ma condivisione – anche- di luoghi e migrazione di esperienze, in cui si assapora il valore dello scambio e del diverso, dei nuovi alimenti che “contaminano” le nostre radici e tradizioni.
I social, le app e la tecnologia stanno democratizzando le nostre esperienze alimentari e modificando gli spazi che dedichiamo solitamente al cibo. Una tecnologia sempre più avanzata che ci permette di condividere immediatamente ricette, pasti e nuovi modelli di ristorazione per una vera e propria esperienza partecipata e che può al contempo trasformare le nostre abitudini alimentari. Comportamenti, consuetudini e tradizioni culinarie che cambiano in relazione ai luoghi, alle persone con cui condividiamo un determinato spazio, ambienti che fluiscono e si permeano prendendo la “forma” di chi li ha vissuti, di chi li ha sperimentati, prodotto dallo spostamento e dalla comunicazione fra diverse persone. Una combinazione fra ciò che si eredita dalla famiglia e le nuove esperienze del tutto personali. La propria storia confluisce con quella degli altri rinnovando e portando un mix fra diverse culture e piatti, integrandole e rivestendole con altre emozioni, sensazioni, gusti e sapori.
Così, esattamente come l’essenza di questo evento, il valore della propria unicità, diventa fondamentale nell’arricchimento dell’altro ed amalgamare saperi o sapori differenti diventa indispensabile per migliorare la società e creare innovazione.