Un anniversario che pesa come un appello
Nel 2010 la Dieta Mediterranea è entrata ufficialmente nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO. Non come ricettario, non come stile alimentare alla moda, ma come sistema culturale complesso fondato su saperi, pratiche, ritualità, paesaggi, filiere, biodiversità, comunità.
Quindici anni dopo, mentre il mondo affronta una crisi alimentare globale, Pollica – Comunità Emblematica italiana – celebra questo anniversario trasformandolo in un catalizzatore di cambiamento, un laboratorio vivente di innovazione sociale e culturale.
Il 15° anniversario non è stato una cerimonia formale. È stato un atto politico, culturale, scientifico: un modo per dire che la Dieta Mediterranea non è passato, ma direzione.
Pollica, laboratorio mediterraneo del futuro
Per un intero weekend, il Centro Studi Dieta Mediterranea “AngeloVassallo” al Castello dei Principi Capano, il Porto e le strade del borgo di Acciaroli e il Teatro Ancel Keys, ed il Museo Vivente della Dieta Mediterranea a Pioppi sono diventati un centro pulsante dove si sono incontrati studenti, agricoltori, scienziati, giovani leader FAO, delegati UNESCO, chef, ricercatori, università italiane e internazionali, giornalisti europei e imprese.
Una comunità estesa, plurale, intergenerazionale, venuta qui per un motivo: capire come un patrimonio vivente possa guidare la transizione ecologica e culturale dei nostri sistemi alimentari.
Perché la Dieta Mediterranea, oggi, non è folclore. È strategia globale.
Il ruolo del territorio: il lavoro visionario del Sindaco Pisani

C’è un merito che va riconosciuto senza esitazioni: se Pollica è diventata un modello internazionale, è grazie a quindici anni di lavoro coerente, profondo e visionario del Sindaco Stefano Pisani.
Pisani non ha mai considerato il riconoscimento UNESCO un punto di arrivo, ma un punto di partenza.
Ha trasformato il patrimonio in politica territoriale, la cultura in cooperazione internazionale, l’identità in innovazione sociale, la tradizione in futuro.
Ha costruito un ecosistema che tiene insieme:
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comunità e istituzioni globali,
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scuole e ricerca,
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agricoltura e biodiversità,
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innovazione e memoria,
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giovani e saperi ancestrali.
Ha riportato la Dieta Mediterranea nei campi, nelle vigne, nelle cucine, nelle mense, nei mercati.
Ha reso Pollica un campus diffuso dove ogni giorno si impara, si produce, si custodisce, si trasmette.
E questo, come vedremo, è stato riconosciuto apertamente dalle massime istituzioni internazionali.
Le voci dal mondo: testimonianze che indicano la rotta del futuro
Tre interventi, tre visioni autorevoli, tre orizzonti globali che convergono tutti su un punto: la Dieta Mediterranea è una chiave culturale, scientifica e politica per affrontare le sfide del XXI secolo.
E Pollica è un laboratorio mondiale della sua salvaguardia attiva.

David Laborde – FAO: la Dieta Mediterranea entra nell’agenda geopolitica globale
Come Direttore dell’Agrifood Economics Division della FAO, Laborde è tra i principali architetti delle politiche alimentari mondiali. E a Pollica è arrivato in un momento simbolico: proprio mentre la FAO sta portando alle Nazioni Unite la proposta di istituire l’International Day of the Mediterranean Diet ().
Una risoluzione che riconosce la Dieta Mediterranea come:
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modello fondamentale per la salute pubblica,
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strumento per la resilienza climatica e la riduzione degli impatti ambientali,
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leva per sostenere biodiveristà, filiere locali e agricoltura sostenibile,
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patrimonio culturale capace di rafforzare coesione sociale, equità e educazione alimentare.
Laborde, con lucidità e fermezza, ha affermato:
«Il mondo guarda alla Dieta Mediterranea come a una soluzione sistemica. Qui, nella Comunità Emblematica italiana, state dimostrando che una tradizione può diventare politica e un patrimonio può diventare futuro.»
Ha lodato Pollica come esempio internazionale di implementazione reale di ciò che le istituzioni chiedono ai sistemi alimentari: filiere corte, stagionalità, biodiversità, cultura del cibo, trasmissione dei saperi e rigenerazione comunitaria.
Prof.ssa Evrim Ölçer Özünel – UNESCO: un patrimonio vive solo se resta utile alla vita contemporanea
Presidente del Board degli esperti UNESCO per i patrimoni immateriali, direttrice del più autorevole Istituto internazionale dedicato all’heritage vivente, Evrim ha portato un messaggio inequivocabile:
il valore di un patrimonio internazionale si misura nella sua capacità di essere utile al presente.
«Un patrimonio immateriale sopravvive solo se resta utile alla vita contemporanea. Non basta custodirlo: occorre permettergli di evolvere.»
E poi la frase che dimostra l’impegno profuso negli anni:
«Pollica è uno dei laboratori più avanzati al mondo di salvaguardia attiva. Qui la Dieta Mediterranea non è esposta: è praticata. È patrimonio che cammina.»
Ha riconosciuto la qualità straordinaria del lavoro educativo, comunitario, culturale e scientifico del territorio, evidenziando come l’Italia sia diventata un faro internazionale grazie a un approccio che unisce radici e innovazione.
Dr. Antonia Trichopoulou – Head Center for Public Health Research and Education (CEPHRE), Academy of Athens: la madre della Dieta Mediterranea
Se la Dieta Mediterranea è oggi uno dei modelli nutrizionali più studiati e riconosciuti al mondo, lo dobbiamo alla scienziata greca Antonia Trichopoulou e ai colleghi che, dagli anni ’80, ne hanno consolidato le basi scientifiche.
A Pollica, guardando i giovani cuochi e gli studenti dell’IOC Ancel Keys, Trichopoulou ha detto una frase che resterà nella storia della Comunità Emblematica italiana:
«Qui vedo realizzato ciò che noi scienziati avevamo immaginato. Qui la Dieta Mediterranea è viva, autentica, rispettata e allo stesso tempo attualizzata. È stata restituita alle nuove generazioni.»
Ha ribadito che la Dieta Mediterranea non è romanticismo, ma rigore scientifico, e che Pollica è uno degli ultimi luoghi dove i principi originari sono preservati con autenticità e allo stesso tempo reinterpretati con modernità.
Il Food Systems Dialogue: un pensiero collettivo che anticipa la transizione
Il dialogo internazionale “Cibo, Cultura, Comunità” non è stato un semplice tavolo di confronto: è stato una sorta di cervello collettivo europeo, un laboratorio politico e scientifico in cui 21 partner provenienti da 8 Paesi, insieme ai sei Food Hubs del progetto europeo SWITCH, hanno ragionato sul futuro dei sistemi alimentari .
A Pollica sono arrivati ricercatori, studenti e dottorandi dalle università della Campania e dal network europeo: giovani portatori di una curiosità viva, che hanno trasformato il Castello dei Principi Capano in un campus internazionale.
Insieme agli esperti, ai policy maker, agli agricoltori e agli attori del sistema alimentare, hanno affrontato quattro snodi decisivi per la transizione europea:
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Agricoltura rigenerativa, per capire come le pratiche agroecologiche possano far prosperare territori, suoli e comunità.
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Nutrizione, per immaginare percorsi in cui salute umana e salute degli ecosistemi siano parte della stessa equazione.
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Living Heritage, per esplorare come i patrimoni culturali possano diventare motori di innovazione e nuove abitudini alimentari.
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Blue Foods, per comprendere il ruolo dell’economia del mare nella costruzione di comunità costiere resilienti.
Il dialogo ha mostrato, con una chiarezza rara, che la Dieta Mediterranea non è solo un modello nutrizionale: è un modello di governance culturale, un ecosistema di valori, conoscenze, biodiversità e relazioni.
Un prototipo europeo di transizione giusta, capace di tenere insieme ambiente, salute, coesione sociale e identità culturale.
È in questa arena che gli studenti hanno avuto un ruolo centrale: non spettatori, ma co-progettisti.
I loro interventi hanno introdotto nuove prospettive su suolo, acqua, rigenerazione territoriale, educazione, narrazione comunitaria e policy design, contribuendo ai report di sintesi, ai materiali educativi e alle roadmap operative prodotte durante il dialogo ().
Pollica, ancora una volta, si è rivelata un luogo in cui la transizione si studia, si discute e si costruisce.
Ricerca e innovazione: quando la scienza dà forma al futuro

Il partnerariato esteso capitanato dal Professor Del Rio dell’Università di Parma arriva a Pollica e se il Food Systems Dialogue ha offerto l’orizzonte culturale e politico, la sessione dedicata alla ricerca ha messo in campo la potenza trasformativa della scienza.
I progetti HOHLI (coordinato dal Prof. Gianni Quaranta) e LAFA, guidato dal Prof. Vincenzo Naddeo dell’Università di Salerno, hanno portato a Pollica il cuore pulsante dell’innovazione europea: modelli predittivi, algoritmi, analisi ambientali, dati su longevità, fertilità e salute pubblica.
Il Prof. Naddeo, figura di riferimento nel panorama One Health internazionale, ha presentato risultati che non hanno lasciato indifferenti né gli scienziati, né gli amministratori, né i giovani ricercatori presenti.
Il progetto LAFA – Longevity & Fertility Algorithm introduce una nuova frontiera della ricerca:
un algoritmo predittivo multidimensionale in grado di correlare dati ambientali, stili di vita, esposizioni a contaminanti, stati infiammatori, resilienza biologica e indicatori di fertilità e longevità.
Un sistema sofisticato che integra:
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qualità dell’aria, del suolo e dell’acqua;
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biomonitoraggi del sangue e del liquido seminale;
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dati socio-demografici;
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parametri nutrizionali e stili di vita;
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indicatori di stress ossidativo e infiammazione;
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valutazioni psicofisiche e circadiane.
La forza del lavoro del Prof. Naddeo sta in due aspetti:
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La capacità di tradurre la complessità in strumenti comprensibili per amministratori e cittadini, trasformando big data e simulazioni Monte Carlo in un indice chiaro e “azionabile”.
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Il confronto tra territori, come Pollica, capoluogo delle Terre della Dieta Mediterranea, e la Terra dei Fuochi, mostra in modo inequivocabile quanto l’ambiente incida sulla salute riproduttiva, sulla longevità e sulla qualità della vita.
Le evidenze presentate sono impressionanti:
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nei territori ad alta pressione ambientale si registrano livelli elevati di contaminanti nel sangue e nel liquido seminale;
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a Pollica, invece, suoli, acque e aria mostrano profili puliti, equilibrio chimico e assenza di residui tossici;
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la differenza nella qualità dei gameti è statisticamente significativa: un indicatore potentissimo dell’impatto ambientale sulla salute generazionale;
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i dati confermano che la longevità mediterranea è radicata in un rapporto armonico tra uomo, ambiente e dieta.
Questa ricerca non è un esercizio accademico: è un manifesto scientifico che dà voce, dati e strumenti alla visione del patrimonio vivente.
E la presenza degli studenti universitari, coinvolti nel biomonitoraggio, nel data processing e nelle attività di campo, ha reso evidente come la scienza abbia trovato, qui, terreno fertile.
Hanno visto, misurato, analizzato: hanno toccato con mano cosa significa One Health.
HOHLI e la dimensione marino-costiera
Accanto a LAFA, il progetto HOHLI – Healthy Oceans, Healthy Lives ha mostrato come la salute dei mari e delle comunità costiere influenzi direttamente benessere, sicurezza alimentare, biodiversità e resilienza climatica.
Insieme, i due progetti hanno evidenziato che la Dieta Mediterranea non è solo nutrizione: è ecologia umana integrata.
Il progetto europeo SWITCH: quando il giornalismo cura la società

La scelta di Pollica come sede del SWITCH Journalism Award 2025 non è casuale: questo è il luogo dove dati, scienza e cultura alimentare diventano racconto.
E dove il racconto diventa cambiamento.
I giornalisti premiati – Kajsa Asp Jonson, Anna Fregonara, Simone Martino, Fabio Di Todaro, María Alonso Martínez, Charlotte Bayon – hanno dimostrato che comunicare il cibo significa orientare comportamenti, ridurre sprechi, ispirare nuove abitudini.
La domenica della comunità: la tavola come manifesto politico

Il Mediterranean Convivium, curato dall’IOC Ancel Keys, ha portato a tavola oltre 700 persone.
È stato un pranzo, sì.
Ma anche un atto culturale, politico, sociale.
Perché la Dieta Mediterranea vive davvero solo quando le comunità si siedono insieme, condividono il pane, tramandano gesti e storie, ritrovano il senso di appartenenza.
Gli Ambasciatori 2025: autenticità, scienza, mondo
La cerimonia di nomina degli Ambasciatori della Dieta Mediterranea 2025 è stata più di un momento istituzionale: è stata una dichiarazione di identità, un manifesto di ciò che questo patrimonio rappresenta oggi.
A Pollica sono state celebrate quattro traiettorie che, messe insieme, raccontano la complessità e la potenza trasformativa della mediterraneità: cucina, scienza, medicina, divulgazione, cultura, comunità, appartenenza.
Beppe Guida – lo chef dell’autenticità
La sua nomina è un omaggio alla verità del gusto, alle mani che custodiscono la memoria dei territori, alle cucine che non tradiscono le origini.
Guida rappresenta quella parte della Dieta Mediterranea che non si impara nei libri: si impara nell’intimità delle ricette, nella disciplina del gesto quotidiano, nella cura della materia prima. Lo chef che, prima ancora che cucinare, interpreta la terra.
Domenico Galzerano – cardiologo di frontiera
A Ryadh, in un contesto internazionale e complesso, Galzerano porta avanti una missione coraggiosa: dimostrare che la prevenzione cardiovascolare passa dalla cultura del cibo, dai comportamenti, dal ritorno alla Dieta Mediterranea come medicina sociale.
È il volto di una scienza clinica che dialoga con le comunità, che non rimane chiusa negli ospedali ma entra nei comportamenti quotidiani delle persone.
Alessio Fasano – Harvard, il pioniere del microbiota
Riconosciuto in tutto il mondo per i suoi studi sull’intestino, sul sistema immunitario e sulle interazioni tra dieta e salute, Fasano è il simbolo di una ricerca che guarda avanti: la Dieta Mediterranea come infrastruttura di benessere che unisce DNA, ambiente, microbioma e stile di vita.
La sua nomina parla a una nuova generazione di scienziati che vede nella nutrizione la principale frontiera della medicina del futuro.
E poi lei: Antonia Trichopoulou
Il Mito. La Storia. La Madre della Dieta Mediterranea “scientifica”.
La sua nomina è stata accolta con un’emozione palpabile, quasi con reverenza.
Perché Antonia Trichopoulou non è semplicemente un’ambasciatrice: è la persona che, più di ogni altra, ha reso possibile che oggi la Dieta Mediterranea sia riconosciuta, studiata e compresa nel mondo intero.
La sua carriera, iniziata oltre cinquant’anni fa, è un viaggio nella storia della scienza della nutrizione:
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tra le prime studiose al mondo a indagare il legame tra dieta, salute e longevità;
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pioniera degli studi epidemiologici che hanno dimostrato la correlazione tra Dieta Mediterranea e riduzione della mortalità;
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coautrice dei più importanti lavori che hanno reso questo modello alimentare un riferimento globale per l’OMS e per le linee guida nutrizionali internazionali;
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fondatrice di scuole di pensiero, generazioni di ricercatori, programmi universitari;
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voce autorevole che ha portato il Mediterraneo nelle istituzioni globali della salute.
Antonia ha attraversato epoche, paradigmi scientifici, dibattiti accademici.
Ha conosciuto Keyes, Trichopoulos, Manios.
Ha visto la Dieta Mediterranea nascere dalla cultura popolare e trasformarsi in un faro della medicina preventiva.
E non ha mai smesso di difenderne l’essenza: la semplicità, la biodiversità, il valore culturale, la convivialità, la salute delle comunità.
A Pollica, la sua presenza non è stata quella di una scienziata invitata:
è stata quella di una madre che torna a casa, per vedere come le nuove generazioni hanno custodito la visione che lei e i suoi colleghi posero nelle fondamenta negli anni ’80.
Quando ha preso la parola, la sala si è zittita.
E con una lucidità luminosa ha ricordato che:
«Qui la Dieta Mediterranea non è un ricordo: è una promessa mantenuta.
È viva. È reale. È restituita alle nuove generazioni con intelligenza, autenticità e responsabilità.»
Il suo sguardo, colmo di orgoglio e commozione, ha detto tutto:
a Pollica, la Dieta Mediterranea è esattamente ciò che lei ha consacrato con una vita intera di scienza, rigore, sacrificio e visione.
E così, questa cerimonia non ha solo celebrato quattro ambasciatori:
ha riunito quattro dimensioni della mediterraneità contemporanea — gusto, salute, ricerca, eredità — che, intrecciate, danno vita a un patrimonio che continua a insegnare al mondo come si vive, come si coesiste, come si prospera.
E se c’è una figura che incarna il ponte tra passato e futuro, tra scienza e comunità, tra Mediterraneo e mondo, quella figura è Antonia Trichopoulou.
Un mito vivente.
La radice.
Il faro.
La storia stessa della Dieta Mediterranea.

Quindici anni dopo: il patrimonio che ci chiede responsabilità
La Dieta Mediterranea non è un monumento.
È una promessa.
È un impegno.
È una rotta.
È un patrimonio che chiede:
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politiche pubbliche lungimiranti,
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filiere sostenibili,
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educazione alimentare,
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comunità coese,
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ricerca scientifica,
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cura dei territori,
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responsabilità intergenerazionale.
Se oggi il mondo guarda alla Dieta Mediterranea come a una strategia per il futuro, è perché a Pollica — e nelle Comunità Emblematiche del Mediterraneo — c’è chi ha scelto di custodire innovando, di onorare creando, di tradurre in azione una visione che riguarda la salute dell’umanità e del pianeta.
Questo è il vero significato del 15° anniversario.
E questo è il compito che ci attende: trasformare un patrimonio in un futuro possibile.