Back to School. Abitare il tempo, attraversare frontiere, coltivare i futuri possibili.

Ogni settembre porta con sé un’energia speciale: l’inizio dell’anno scolastico è un rito collettivo che l’amico Lorenzo Micheli ama definire “Capodanno laico”, capace di rinnovare speranza e senso di responsabilità. È un momento che ci ricorda che educare non è mai un atto solitario, ma una scelta di comunità: un impegno che ci riguarda tutti.

Nelle scorse settimane, il TedxPollica ci ha dato modo di riflettere sul senso del tempo. “Il tempo si fa spazio, il gesto si fa comunità, perchè l’adesso si fa qui”. È questo il senso profondo che vogliamo portare nella scuola: la capacità di trasformare il presente in un’occasione condivisa, in cui ciascuno trova il proprio posto e contribuisce al bene comune.

Il nostro impegno continua ad arricchirsi di esperienze e incontri capaci di cambiare il corso della storia al Paideia Campus di Pollica. Da gennaio ad oggi abbiamo accolto più di 1000 ragazzi, di ogni età e provenienza, che con noi si sono sporcati le mani e hanno imparato che il futuro non è qualcosa da attendere, ma qualcosa che si coltiva con presenza, partecipazione e perseveranza. Insieme, con gesti quotidiani e relazioni autentiche.

Negli anni, insieme a Sonia Massari, abbiamo dato vita a quella che chiamiamo la nostra Scuola Mediterranea, fondata su tre azioni essenziali: sentire, sapere, sostenere. Sentire significa coltivare empatia e connessione profonda con la terra, il mare e le persone. Sapere vuol dire stimolare la curiosità, allenare la motivazione, acquisire conoscenze e competenze critiche. Sostenere, infine, significa imparare ad agire e a prendersi cura di chi e di ciò che ci circonda. È questa la base della nostra idea di educazione: una palestra dove allenarsi, un esercizio quotidiano di cura e responsabilità.

Al Paideia Campus questi principi prendono forma ogni giorno. Lo fanno attraverso tre pilastri che ci guidano nel nostro lavoro educativo. Educare al senso di luogo, prima di tutto, perché in un tempo di smarrimento riconnetterci alle radici e custodire i territori è un atto rivoluzionario. Per questo camminiamo, mettiamo le mani in pasta, andiamo in campo con i contadini, nei laboratori con gli scienziati ed in mare con i pescatori, trasformiamo il Mediterraneo in un’aula a cielo aperto. Educare al pensare contemporaneo, poi, perché la scuola deve misurarsi con la complessità del presente: il cambiamento climatico, la rivoluzione digitale, le guerre, il genocidio, le nuove intelligenze, le armi di “distrazione massa”, i nuovi modelli sociali. Nei nostri laboratori la terra e il mare si intrecciano con le grandi sfide globali, e ogni esperienza diventa allenamento al pensiero critico e alla creatività. Infine, educare a futuri possibili, perché è urgente restituire ai ragazzi fiducia e strumenti per immaginare alternative. Con loro costruiamo scenari, ipotizziamo soluzioni, esploriamo nuovi modi di abitare il mondo.

È in questo orizzonte, con il programma Cosmopolites, che si colloca anche la nostra visione più ampia, quella che unisce le scuole italiane, la Venice Climate Week e Pollica in una comunità che impara ad abitare insieme le frontiere del mondo contemporaneo. Dalla scuola al territorio, dai borghi mediterranei alle piazze internazionali, crescono così i Cittadini delle Terre Future: giovani capaci di custodire i patrimoni che abbiamo ereditato, ma anche di reinventarli per trasformarli in risorsa per tutti.

Cari docenti, a voi va il mio primo pensiero. Siete il cuore pulsante della scuola, la passione che ogni giorno tiene viva la curiosità nei ragazzi. Spesso arrivate da noi stanchi, delusi, disillusi da un sistema che non vi sostiene abbastanza. Eppure, siete voi che riuscite a illuminare i percorsi dei giovani, a trasformare la conoscenza in cura, a rendere la scuola un laboratorio di diversità, riflessione e innovazione. Continuate ad essere la luce che orienta, il sostegno che incoraggia, la voce che apre nuovi orizzonti. Perché il vostro lavoro è l’atto politico più potente che abbiamo per cambiare il futuro.

E a voi, ragazze e ragazzi, dico di non smettere mai di coltivare sogni e domande. Abbiate il coraggio di essere imperfetti, creativi, curiosi, annoiati, innamorati, arrabbiati, un pò folli e ostinati. Imparate a bucare la bolla e a mettervi nei panni dell’altro, perché è solo così che si abbattono i muri e si costruiscono ponti. Non accontentatevi mai di ciò che vi sembra dato: state scomodi, perché è nella scomodità che si imparano le lezioni più importanti. Esplorate i margini, perché è proprio lì che spesso affiora l’essenziale. Fate spazio anche al silenzio, perché è lì che nascono le idee più grandi. Come scrive Franco Arminio: “Pensate che la vita è colossale. Siate i ragazzi e le ragazze del prodigio.”

A noi, comunità, spetta una responsabilità altrettanto grande. Abbiamo anche noi tanto da imparare, perché non siamo fuori da questo tempo: stiamo vivendo un mondo nuovo, attraversato da complessità enormi, che spesso ci disorientano. Per questo è importante tornare a scuola insieme ai nostri ragazzi, condividere il cammino, lasciarci contaminare dalla loro energia e costruire insieme il futuro. Non possiamo permetterci di lasciarli soli. La scuola deve essere il presidio più importante della società, il laboratorio di diversità più straordinario che esista. Custodirla e sostenerla è dovere di tutti, perché il futuro dei ragazzi è il futuro di ciascuno di noi.

La missione ultima della scuola è accompagnare i giovani a diventare cittadini responsabili, capaci di coltivare futuro. E come ci ha ricordato Nelson Mandela,. Noi abbiamo deciso di partire proprio da qui.