Oceani, Mediterraneo e Rinascita: Un Appello dal Cuore del Cilento

Al termine di una settimana intensa, vissuta tra mare e terra al centro del Mediterraneo, sentiamo crescere in noi la responsabilità e la speranza. Il Mare Nostrum, culla millenaria di civiltà e scrigno di biodiversità, oggi ci interpella con urgenza: l’inquinamento da plastica, la pesca intensiva, i cambiamenti climatici, e gli squilibri economici stanno compromettendo il suo equilibrio naturale e minacciando la prosperità delle comunità che lo abitano. Ma proprio da queste coste, dal Cilento, si accende una nuova energia di rigenerazione.

Nel cuore della sfida globale per la tutela del Mediterraneo e la salute dei nostri mari, la SCIENZA si rivela il faro imprescindibile che orienta il cammino verso un futuro sostenibile. Gli scienziati, con il loro rigore e la loro passione, costruiscono le fondamenta su cui poggiano politiche efficaci, programmi educativi e modelli di innovazione in grado di rispondere alle emergenze ambientali.

Abbiamo portato la scienza in aula, come strumento, non come opinione, per comprendere lo stato di salute del pianeta, della vita umana e delle comunità.

Guidati da Gian Marco Luna, Direttore del CNR IRBIM, abbiamo ricevuto un messaggio chiaro e urgente: la biodiversità marina è il fulcro della vita sulla Terra, e la sua tutela è imprescindibile per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico, dall’inquinamento e dalla crescente minaccia delle specie aliene invasive, che alterano profondamente gli equilibri degli ecosistemi. Luna sottolinea come la scienza climatica debba guidare con rigore e visione le strategie di adattamento e mitigazione, evidenziando la necessità di azioni integrate che coinvolgano in modo sinergico ecosistemi marini e terrestri, per salvaguardare la resilienza del pianeta e il futuro delle comunità costiere.

Giusy Oliva e il team del SEED dell’Università di Salerno, guidato dal professor Vincenzo Naddeo, hanno presentato un’innovazione straordinaria: il “Gemello Digitale del Mediterraneo”. Questo sistema, che sfrutta dati satellitari, sensori ambientali e intelligenza artificiale, permette di monitorare in tempo reale la salute del mare, individuare le fonti di inquinamento e supportare le comunità costiere nelle decisioni di gestione sostenibile. È la dimostrazione concreta di come tecnologia e scienza possano diventare alleati fondamentali nella protezione degli ecosistemi marini.

Abbiamo ancora una volta messo al centro la salute dell’uomo, che è profondamente intrecciata a quella del pianeta. In questo scenario, il professor Giovanni Quaranta ha presentato il progetto HOHLI (Healthy Oceans, Healthy Lives), esplorando il legame tra ecosistemi marini, qualità dell’alimentazione e longevità. Attraverso l’approccio One Health, il progetto integra dati ambientali, clinici e comportamentali per sviluppare soluzioni innovative che promuovano il benessere individuale e collettivo, sottolineando l’importanza di una dieta mediterranea sostenibile e di un ambiente marino sano.

Arricchito dal contributo del dott. Luigi Montano, che con EcoFoodFertility mette in luce un aspetto cruciale: la salute degli oceani si riflette direttamente nella salute umana. Studiando l’impatto dell’inquinamento ambientale sulla fertilità, Montano utilizza la scienza come ponte tra ambiente e benessere collettivo, promuovendo modelli educativi e pratiche agroecologiche che tutelano la fertilità e la salute delle future generazioni. A rafforzare questa visione integrata interviene la nutrizionista Marianna Rizzo, che, attraverso il test epigenetico del capello, ha dimostrato quanto il nostro corpo sia oggi contaminato e minacciato dagli agenti ambientali. Grazie a questa analisi, è stato possibile evidenziare come le nostre scelte alimentari e lo stato dell’ambiente circostante incidano profondamente sull’espressione genetica, sulla longevità e sulla qualità della vita.

Testimonianze che dimostrano quanto la salute dell’uomo e quella del pianeta siano intrecciate, in un equilibrio indissolubile tra uomo e natura.

È su questo stesso equilibrio che si fonda il lavoro dello IUAV di Venezia, dove Giulia Lucertini e il team guidato da Francesco Musco, anche in occasione della Venice Climate Week, hanno dato un preziosissimo supporto scientifico al tavolo tecnico che ha visto coinvolti sindaci e amministrazioni nella definizione di governance innovative e partecipate delle coste, fondamentali per la nascita di un percorso condiviso verso la tutela del Mediterraneo e la creazione di Blue Communities resilienti e sostenibili.

Ma la scienza da sola non basta: ha bisogno di mani, di sguardi, di vita vissuta.
Nel Cilento, la conoscenza si intreccia con l’ESPERIENZA quotidiana di chi il mare e la terra li abita e li custodisce ogni giorno. È qui che prende forma il sapere incarnato, fatto di gesti antichi e visioni future.
Con Vittorio, nostro grande maestro, e con Antonio, Erminio e Giorgio, abbiamo vissuto e compreso il mare, guidati da custodi di un sapere antico che si rinnova ogni notte al largo delle coste cilentane.

Una consapevolezza profonda lega il lavoro dei pescatori a quello degli agricoltori: prendersi cura del mare significa anche proteggere la terra da cui tutto ha origine.
Nel paesaggio del Cilento, la relazione tra terra e mare si manifesta ogni giorno attraverso pratiche agricole che intrecciano memoria, innovazione e rispetto per l’ambiente.

In questo scenario, la figura del nostro grande maestro Beppe Cilento, fondatore della Cooperativa Nuovo Cilento, emerge come pilastro del tessuto agricolo e sociale del territorio.
L’agricoltura rigenerativa, di cui Peppe è promotore, si fonda su pratiche concrete che rispettano la fertilità del suolo, la biodiversità e la resilienza dei sistemi agricoli.
Le pratiche agricole rigenerative nel Cilento, come le key lines, i muretti a secco, i corridoi ecologici, rispettano il paesaggio e la biodiversità, favoriscono la ritenzione idrica e prevengono l’erosione. Nei campi si coltiva senza chimica, restituendo alla terra più di quanto si prende. Nel lavoro quotidiano di Beppe, ogni gesto cura terra e mare: non è estetica, è ecologia che richiede tempo, mani e visione.

L’esempio del lavoro quotidiano di Peppe Cilento ci insegna che ogni gesto conta: la cura degli ulivi, le keyline, i corridoi ecologici, i muretti a secco non sono vezzi estetici, ma pratiche concrete che richiedono tempo, dedizione e conoscenza. Sono azioni che proteggono il suolo, trattengono l’acqua, rigenerano biodiversità. E tutto questo influisce sulla salute del mare, che non nasce dalle rive, ma dalle montagne. In Cilento, la rigenerazione parte dalla terra per arrivare al mare, offrendo un modello tangibile di armonia tra natura, cultura e comunità. Così, il Cilento diventa un laboratorio vivente offrendo un modello concreto di grande ispirazione per il futuro delle Blue Communities.

In un tempo in cui rigenerare la terra e il mare è possibile solo trasformando i modelli economici e il nostro stile di vita, emerge una domanda fondamentale:
Chi vogliamo essere? Che ruolo vogliamo assumere, come individui e come comunità?
La coscienza è il punto di partenza: è lì che nasce la visione di un futuro diverso, più equo, più consapevole, più umano.

Durante il Bootcamp dei Climate Shapers a Pollica, la presenza attiva di Alex Bellini ha rappresentato un punto di riferimento per tutti noi.
Non solo esploratore e comunicatore, ma vero catalizzatore di consapevolezza e azione.
Alex, “oltre i limiti”, ci ha portati nella dimensione della sostenibilità come viaggio interiore e collettivo, intrecciando la sua esperienza personale con la missione della comunità.

Le sue parole sono diventate una bussola per il gruppo:

“Esplorare è un’occasione per conoscere se stessi; l’esplorazione non è il fine, è lo strumento per conoscersi. Ognuno deve trovare il proprio strumento.”

Con il suo esempio concreto, Alex ci ha ricordato che la sostenibilità non è solo una questione tecnica, ma una sfida identitaria e culturale.
Ha stimolato tutti a porsi domande profonde:

“Affrontare la questione della sostenibilità… vuol dire soprattutto porsi una domanda: che cosa vogliamo rendere sostenibile? Il consumo, il sistema in cui viviamo?”

La sua capacità di ricreare una connessione autentica con la natura e di promuovere la presenza mentale ha ispirato ciascuno di noi a mettersi in gioco, superando la paura di mostrarsi vulnerabili e abbracciando la responsabilità individuale e collettiva.

Ma perché la conoscenza si trasformi davvero in cambiamento, serve INFLUENZA: la capacità di orientare decisioni, politiche e comportamenti, traducendo la scienza in leggi giuste e azioni concrete.

È proprio in questa direzione che si muove il lavoro di Paola Mercogliano, tra le voci più autorevoli della climatologia italiana, che abbiamo avuto il piacere di accogliere negli ultimi giorni. Direttrice della divisione REMHI del CMCC e presidente della Società Italiana per le Scienze del Clima, Mercogliano ha raccontato come la ricerca scientifica sul clima abbia fatto enormi progressi, passando dalla raccolta di dati e simulazioni alla creazione di scenari climatici sempre più precisi e utili per chi deve prendere decisioni concrete.

Oggi, la vera sfida — ha sottolineato — è trasformare la conoscenza scientifica in consapevolezza diffusa e azione collettiva.

Viviamo in un’epoca in cui la quantità di conoscenza scientifica disponibile è senza precedenti, ma la sfida più grande è trasformarla in coinvolgimento, in cambiamento reale.

Mercogliano ribadisce che la crisi climatica non è solo una questione di numeri, ma di percezione sociale, di narrazione, di capacità di mobilitare cittadini, amministratori e imprese verso scelte responsabili.

La scienza deve uscire dai laboratori, diventare patrimonio comune, e offrire strumenti concreti per affrontare la crisi climatica, trasformandola in un’opportunità di sviluppo sostenibile.

Questo richiede una nuova comunicazione climatica, capace di andare oltre il tecnicismo e di radicarsi nella vita quotidiana delle persone. Una comunicazione fondata su quattro pilastri imprescindibili: innanzitutto, l’alfabetizzazione scientifica, per rendere accessibili e comprensibili i dati e i risultati della ricerca; poi, il coinvolgimento attivo delle comunità, affinché cittadini e territori diventino protagonisti nella co-progettazione di soluzioni locali; fondamentale è anche il contrasto alla disinformazione, per rafforzare la fiducia nella scienza e proteggere la società dalle distorsioni; infine, serve la promozione di un’azione collettiva, capace di trasformare la consapevolezza diffusa in impegno concreto e condiviso.

PRESENZA è scegliere di esserci, con coraggio e responsabilità.

La presenza di Rosalba Giugni ha arricchito profondamente il nostro percorso: per noi è un esempio vivente di dedizione e impatto concreto.

Fondatrice di Marevivo, ha dedicato la sua vita alla difesa del mare, trasformando la sua passione in azioni concrete, campagne di sensibilizzazione e battaglie legislative — come l’ultima Legge SalvaMare, che consente ai pescatori di portare a terra i rifiuti raccolti in mare, tutelando gli ecosistemi marini.
La sua determinazione è la prova che l’amore per il mare può davvero cambiare la cultura di un Paese.

“Il nostro paradiso si stava deteriorando, ma ce ne accorgevamo solo noi che lo esploravamo per ore ogni giorno. Decisi che bisognava fare qualcosa e così fondai Marevivo, a difesa di nostra ‘Madre Mare’.”
Rosalba Giugni

Con la forza della sua esperienza, Rosalba ci ha aiutato a comprendere che il mare non è solo una risorsa da proteggere, ma la vera fonte della vita.
Se Jeremy Rifkin ci provoca invitandoci a rinominare il mondo Pianeta Acqua, Rosalba ci ricorda che la vita sulla Terra è nata dal mare, dai copepodi, da quell’origine che continua a nutrire ogni forma di esistenza. Una verità profonda che impone una nuova coscienza e un nuovo patto con la nostra natura.

Una Chiamata dal Mediterraneo

E come di consueto, nel cuore della Settimana del Mediterraneo, Pollica è presente e si trasforma in un crocevia di idee, azioni e visioni, grazie al Bootcamp dei Climate Shapers, che riunisce giovani, scienziati, amministratori, pescatori e innovatori da tutto il bacino mediterraneo.

In questo scenario, il messaggio lanciato a Venezia con la Venice Water Declaration da Jeremy Rifkin ha trovato un’eco potente: la necessità di un’alleanza tra tutte le città d’acqua, unite nella consapevolezza che l’acqua è bene comune e fondamento della prosperità futura.

La sfida lanciata da Venezia, raccolta dal Presidente Gaetano Manfredi e guidata dal tavolo di lavoro sulle Blue Communities coordinato da Stefano Pisani, ha trovato a Pollica il suo fulcro operativo durante la settimana dei Climate Shapers.

Oggi, più che mai, il messaggio è chiaro: solo attraverso cooperazione autentica, conoscenza condivisa e leadership diffusa potremo trasformare territori oggi critici in zone ad alto potenziale.

Le Blue Communities non sono più un’utopia, ma un modello concreto, vivo, che prende forma laddove visione, scienza e partecipazione si incontrano.

E proprio da Pollica, cuore simbolico di questa transizione, parte un appello al mondo: rigenerare è possibile, insieme.

“Non c’è più spazio per il consumo del nostro pianeta, c’è soltanto spazio per una visione complessa che ci rende protagonisti della rigenerazione del nostro pianeta. Qui da Pollica parte una chiamata per il mondo, verso le Blue Communities.”
Stefano Pisani

Il Cilento, laboratorio di rigenerazione, si conferma oggi prototipo globale: una comunità costiera che integra natura, cultura, economia e benessere umano, dove la governance è realmente condivisa e la rigenerazione è la strada maestra verso la prosperità.

L’alleanza tra Venezia e il Cilento, tra sindaci e territori, tra scienza e comunità, traccia la rotta per un Mediterraneo più giusto, resiliente e rigenerativo.

Durante la settimana dei Climate Shapers a Pollica, la presenza di tanti creators e divulgatori appassionati ha fatto emergere un’urgenza condivisa: la narrazione è lo strumento più potente che abbiamo per stimolare il cambiamento.

Figure come Alex Bellini, o creators professionisti nella narrazione digitale come Antonio Mascoli, Edoardo Pierantozzi, Leonardo Cametti Aspri, Francesco Chiappetta e Caterina Rizzi  Federico Rozzi, Francesco Macale e Gabriele Santoro, hanno dimostrato che la comunicazione autentica è necessaria e può abbattere barriere, coinvolgere nuove generazioni e trasformare la conoscenza in azione.

Abbiamo capito che l’educazione è il primo passo ma deve avvenire attraverso esperienze autentiche e significative capaci di creare consapevolezza che il senso di ciò che si fa dà profondità alle azioni e le rende durature e che la comunicazione amplifica la forza delle idee, trasforma storie individuali in movimenti collettivi e rende la scienza accessibile e ispirante.

Abbiamo imparato che ogni gesto, ogni alleanza, ogni parola può essere un atto rigenerativo.
La narrazione, come ci hanno insegnato i creators, è un ponte tra generazioni e territori, motore di consapevolezza e cambiamento.

Mentre lasciamo il Cilento con il cuore colmo di gratitudine, visione e responsabilità, una domanda ci accompagna, forte e urgente come il respiro del mare:

Siamo pronti, come individui e come umanità, a fare della rigenerazione un nuovo paradigma di civiltà?