Superumani in un mondo affamato: Il paradosso del progresso

Mentre celebriamo la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, ci troviamo di fronte a un paradosso sconcertante. Da un lato, assistiamo all’ascesa di “superumani” sempre più longevi, performanti e smart. Dall’altro, basta aprire i giornali per rendersi conto che siamo circondati da manifestazioni di violenza gratuita e disumana, in un pianeta sempre più malato e affamato che lancia gridi d’allarme costanti. A che pro questa corsa verso la perfezione umana, se il mondo intorno a noi sta crollando?

Il decennio dell’accelerazione: Progressi e miopia

Nel 2012, quando la nostra preoccupazione sul futuro dei sistemi alimentari ha avuto inizio, era già un successo riuscire a parlare sostenibilità. Il sistema era gia felice di riuscire a produrre in modo un po’ meno impattante, “fare un po’ meno male al pianeta”. Oggi, con un decennio di accelerazione alle spalle, ed un pianeta che non nasconde le ferite causate da un modello malato, spero che siano tutti giunti alla consapevolezza che non basta più: è tempo di agire nella rigenerazione. Non possiamo limitarci a ridurre il danno; dobbiamo iniziare a curare la Terra, e non come un gesto di cortesia, ma come un imperativo morale. Dobbiamo lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato.

Io questo l’ho imparato sul campo, dagli agricoltori, dai pescatori, dai centenari e da chi prova ad implementare politiche innovative capaci valorizzare le risorse in armonia con la vita umana e non solo preservarle mettendole sotto una campana di vetro. Gli ultimi anni a Pollica, al Paideia Campus sono stati un laboratorio di sperimentazione, dove l’ecologia integrale ha cominciato ad avere un senso pratico trasformandosi in progetti di ricerca e creazione di un modello in cui la salute del pianeta e il benessere umano non siano in contrapposizione, ma si rafforzino a vicenda. Tanti piccoli progetti concreti, idee innovative, ma soprattutto uno spazio di riflessione comune, in cui la salute dell’intero ecosistema è protagonista. 

Il settore alimentare ha fatto passi da gigante nell’ultimo decennio. La consapevolezza è cresciuta, ma troppo spesso il sistema, miope, ha puntato esclusivamente sull’uso della tecnologia senza pietà. Siamo passati dall’era della sostenibilità – dove si pensava bastasse essere “un po’ più buoni” e fare “un po’ meno male al pianeta” – alla consapevolezza che è necessario entrare nell’era della RIGENERAZIONE.

Dalla sostenibilità alla rigenerazione: Un cambio di paradigma

Non basta più limitare i danni. Dobbiamo curare attivamente questo mondo – terra e anima incluse – cercando di lasciarlo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato. Il Paideia Campus, con il suo approccio di sviluppo ecologico integrale, rappresenta un esempio concreto di questa nuova visione.

L’assenza della politica: Una grave mancanza

A Roma c’era il mondo dell’innovazione, c’erano gli agricoltori, i giovani, le comunità indigene, le imprese e le startup, la scienza, le università, i giornalisti, gli attivitsti, sebrava che ci fossero tutti, ma a mio parere mancava chi più di tutti dovrebbe essere esposto e stimolato da queste dinamiche, perché attraverso le proprie decisioni può agire con impatti profondi sul benessere della comunità: chi decide a Bruxelles come distribuire i fondi, che potranno trasformare l’agricoltura, guidare la vera svolta green e incidere sulla salute umana; i governi, ma soprattutto non sono stati invitati i sindaci, che quotidianamente sono chiamati a creare soluzioni per lo sviluppo dei territori. Questa assenza è sintomatica di un divario pericoloso tra chi pensa l’innovazione e chi la deve mettere in pratica.

Il ruolo cruciale del pensiero critico e della comunicazione

Un plauso a EIT Food che, con il premio di giornalismo “food & sustainability”, sottolinea l’importanza di stimolare il pensiero critico dei cittadini. Questa iniziativa è fondamentale per promuovere un ragionamento informato, superando le battaglie puramente ideologiche spesso prive di fondamento scientifico. In un’epoca di disinformazione dilagante, incentivare un giornalismo di qualità nel settore agroalimentare è essenziale per costruire una società più consapevole e resiliente, capace di affrontare le sfide complesse dei sistemi alimentari.

Ridefinire la leadership nel sistema alimentare

Ne ho apprezzato anche la lungimiranza per avermi chiesto di rimettere in discussione i paradigmi attuali includendo coscienza ecologica, heritage, tecnologia e valori, invitandomi ad aprire la sessione plenaria di Next Bite. Come ho sottolineato nel mio intervento, è urgente ridefinire la leadership nel sistema alimentare. Questo significa integrare il patrimonio culturale, la creatività e l’innovazione, ponendo al centro i valori etici e la sostenibilità.  La rigenerazione deve permeare in modo integrale il nostro approccio alla vita, non limitandosi a essere l’ennesimo, canvas “pop” con infografiche carine, o solo un nuovo modello di business.

Un appello all’azione: Dalla retorica alla realtà

In questo momento critico, dobbiamo chiederci: stiamo davvero progredendo o stiamo solo creando un’illusione di progresso? È tempo di smettere di celebrare i nostri “superumani” e iniziare a occuparci dei problemi reali. La vera innovazione non sta nel creare una élite di esseri umani potenziati, ma nel mettere la scienza e la tecnologia al servizio della comunità. Come abbiamo potuto constatare a Next Bite, il mondo dell’innovazione, le aziende e le startup stanno facendo la loro parte, e gli agricoltori continuano a combattere in prima linea. Ora è il momento di connettere i pezzi mancanti, continuare a formarci e accelerare il cambiamento. Solo unendo tutte queste forze e colmando il divario tra innovazione e implementazione potremo davvero trasformare il nostro sistema alimentare e affrontare le sfide globali che ci attendono.

Vogliamo veramente progredire? Allora smettiamola di sprecare miliardi in tecnologie per allungare la vita di pochi privilegiati e investiamo quei soldi e le buone intelligenze per eliminare la fame, ripulire gli oceani dalla plastica e rigenerare i suoli impoveriti. Smettiamola di applaudire startup che creano l’ennesima app per la consegna di cibo e iniziamo a sostenere chi sta davvero cambiando il sistema alimentare dalla radice.

La vera provocazione è questa: siamo pronti a rinunciare al nostro sogno di diventare “superumani” per diventare invece esseri umani migliori? Siamo disposti a sacrificare un po’ del nostro comfort per garantire un futuro al pianeta e alle generazioni future? Solo quando saremo in grado di rispondere “sì” a queste domande, potremo dire di aver veramente progredito. Il resto è solo fumo negli occhi di una società che sta correndo verso il baratro, convinta di star volando verso le stelle.