Rigenerazione e Visioni che Sfidavano lo Status Quo

Oggi voglio condividere con voi un’esperienza che mi ha profondamente ispirato e che spero possa accendere la vostra passione per la rigenerazione e la valorizzazione delle risorse dormienti. Ho avuto l’opportunità di visitare il Villaggio Eni a Borca di Cadore, un luogo che incarna il sogno utopistico di Enrico Mattei e dell’architetto Edoardo Gellner.

La visione di Gellner sull’architettura e la pianificazione territoriale era rivoluzionaria per l’epoca. Per lui, ogni intervento doveva essere in profonda armonia con il contesto naturale e culturale, creando spazi che rispettassero e valorizzassero il paesaggio circostante. La sua filosofia mirava a una perfetta integrazione tra l’opera umana e l’ambiente, promuovendo un’architettura funzionale, estetica e profondamente radicata nel territorio.

Il Villaggio Eni è la perfetta incarnazione di questa visione. Non è solo un insieme di edifici, ma un vero e proprio manifesto di un’epoca in cui si credeva fermamente nel potere della comunità e nella possibilità di creare spazi in armonia con l’ambiente circostante. Gellner ha progettato questo villaggio pensando alle famiglie, ai bambini e ai ragazzi, creando un luogo dove la crescita personale e il benessere collettivo potessero prosperare.

Realizzato tra il 1954 e il 1962, il complesso si estende su un’area di 200 ettari alle pendici del Monte Antelao. Comprende una colonia per 600 bambini, due alberghi, 280 villette monofamiliari, una chiesa progettata in collaborazione con Carlo Scarpa, e un campeggio a tende fisse. Ogni dettaglio, dall’urbanistica all’arredo, è stato curato per integrarsi perfettamente con il paesaggio alpino.

Oggi, grazie all’iniziativa di Dolomiti Contemporanee, il villaggio sta vivendo una nuova fase di vita, si sta riattivando. Attraverso l’arte e la creatività, si stanno piantando i semi di una rigenerazione che parte dal rispetto per il passato e guarda con speranza al futuro. Questo progetto dimostra come l’arte possa essere un potente catalizzatore per il cambiamento, in grado di trasformare spazi abbandonati in luoghi di incontro capaci di innescare processi di innovazione.

“Noi sogniamo una comunità libera ove la dimora dell’uomo non sia in conflitto né con la natura né con la bellezza” – Adriano Olivetti

Riflettendo su questa esperienza, non posso fare a meno di pensare all’eredità che ci hanno lasciato personaggi come Enrico Mattei e Adriano Olivetti. Gli anni ’50 e ’60 in Italia furono caratterizzati dal loro mecenatismo industriale, da una convergenza di valori fondamentali e una passione per la cultura che ha plasmato il loro approccio al business e alla società.

Mattei, in particolare, dimostrò una viva sensibilità per la natura e un aperto mecenatismo verso l’arte. Il Villaggio Eni di Borca di Cadore è testimonianza di questa visione, dove l’impresa si prende cura non solo dei suoi dipendenti, ma anche del territorio in cui opera.

Questa integrazione tra industria e cultura ha creato un vero e proprio umanesimo industriale, dove il progresso economico andava di pari passo con lo sviluppo umano e sociale. Le loro visioni, che sfidavano lo status quo, non erano sempre ben accolte, ma hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del nostro paese.

Per coloro che, come me, si dedicano alla rigenerazione e alla valorizzazione delle aree marginali, il Villaggio Eni di Borca di Cadore rappresenta un esempio luminoso di ciò che è possibile quando si uniscono visione, passione e impegno.

Questo progetto ci fa comprendere ancora una volta che non bastano i capitali per innescare i processi di rigenerazione, e forse il “Bando Borghi Linea A” qualcosa, a malincuore, ci ha insegnato . Non serve a nulla ristrutturare i luoghi abbandonati se non ci sono progetti, valori e visione a guidare il processo vero di rigenerazione. È un invito a guardare i “resti”, i luoghi più marginali, quelli abbandonati, con occhi nuovi, gratitudine per ciò che sono stati e generosità intellettuale e visione strategica verso ciò che verrà.

Dopo questa bella esperienza non mi resta che invitarvi a connettervi con il collettivo Dolomiti Contemporanee, a visitare questo luogo straordinario e a lasciarvi ispirare dalla sua storia e dalla sua rinascita. Che possa essere un faro per tutti noi, guidandoci verso un futuro di rigenerazione e rinnovamento, dove la bellezza, la cultura e la sostenibilità siano al centro delle nostre comunità.