Il potenziale della blockchain applicata ai sistemi ed ecosistemi agroalimentari.
A livello globale, c’è una distanza sempre più estesa tra i campi e le tavole, tra produttori e consumatori. Una distanza pericolosa, che allontana il territorio dal cibo trasformato, che impedisce ai cittadini di conoscere le pratiche agricole utilizzate e che frammentala nutrizione tra i metodi agricoli usati e tra le diverse fasi della catena di fornitura.
Parlare di sicurezza alimentare oggi, in occasione della giornata mondiale della sicurezza alimentare, significa dare valore alle basi del sistema agroalimentare, perchè come ricorda la FAO, “se il cibo non è sicuro, non è cibo”.
Ogni anno, circa 600 milioni di persone si ammalano dopo aver mangiato cibo contaminato ed il 40% dei bambini di età inferiore ai 5 anni contraggono malattie di origine alimentare, rivela l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non si tratta solo di virus, batteri, parassiti, ma anche prodotti chimici, metalli pensati ed altri inquinanti ambientali che spesso vengono usati nella fase di produzione, irrigazione, raccolta, post-raccolta.
Avere accesso a cibo sano e nutriente è un diritto universale, che premia forme di agricoltura virtuosa, rigenerativa, attenta alle esigenze del territorio e di tutte le forme di vita direttamente coinvolte (manodopera) o indirettamente utilizzate (risorse naturali). Proprio per questo motivo, in occasione della EU Agrifood Week da poco terminata a Pollica, il tema della sicurezza alimentare è stato affrontato sotto diverse lenti: salute del suolo e della terra, pratiche agroecologiche e rigenerative, gestione delle foreste, ma anche nel potenziale che la blockchain può generare in termini di trasparenza, fiducia, e sicurezza.
Proprio a Pollica, abbiamo incontrato Giorgio Ciardella, Chief Technology Officer della Farzati Tech, vera e propria bellezza dormiente dell’ecosistema campano, con il quale ci siamo immersi nel mondo del metaverso e del metafood. Grazie alla tecnologia da loro sviluppata, BluDev, ogni prodotto alimentare ottiene un’impronta digitale che garantisce l’esistenza del prodotto e di tutte le sue caratteristiche qualitative all’interno di una rete fidata come la blockchain: l’origine geografica tracciata del prodotto , il territorio da cui proviene, la tradizione legata a quell’alimento, la matrice chimica del prodotto. Il Metaverso diventa allora lo spazio virtuale in cui acquisire informazioni affidabili dal campo alla tavola, il primo anello della catena di Farzati.
“Oggi le frodi alimentari sono il più grande cancro del settore alimentare. Giorgio è riuscito a trasportare le emozioni nella tecnologia, proprio perchè per noi il cibo è emozione. Uno strumento che ci consente di trasportare il cibo nella tecnologia e di validarlo nel tempo è lo strumento principale di difesa che possiamo dare ad un produttore vero e di qualità.” lo ha introdotto Roberto Mazzei, Direttore del distretto di Castagno di Coldiretti.
E’ proprio per questo che non è possibile perseguire realmente la sicurezza alimentare senza ecosistemi adatti e pronti a valorizzarla.
Ecosistemi capaci di riunire competenze e abilità a livello europeo e pan europeo, come EIT Food, che conta 200 attori e organizzazioni e che “cerca di integrare il triangolo della conoscenza: educazione, ricerca e innovazione, business” come ha condiviso Mario Roccaro, Programme Manager Education di EIT Food, investendo in diverse aree dell’innovazione, come agricoltura sostenibile, economia circolare, tracciabilità, ma anchepreparando talenti e cittadini a cambiare mindset.
Ecosistemi, come Edible Planet Ventures, capaci di spacchettare i problemi dell’innovazione, perchè dietro ad un prodotto alimentare non c’è mai solo un prodotto, c’è sempre un modo di fare agricoltura, c’è utilizzo di energia, c’è uso di risorse naturali come acqua e suolo, ci sono leggi che regolamentano determinate condotte. “L’idea è di spacchettare, ma capire le problematiche dell’innovazione e capire come risolverle a livello di sistema”, Sharon Cittone – Founder & CEO, Edible Planet Ventures.
Ecosistemi capaci di comunicare l’importanza dell’innovazione e fornire advisory e servizi digitali a startup e piccole e medie imprese dell’agroalimentare, come sta facendo TheFoodCons di Antonio Iannone.
Ecosistemi che abbraccino l’intera filiera agroalimentare, dai campi al trasporto, dalla distribuzione al packaging, anche attraverso incubatori di start up certificati con una visione sull’intera filiera agroalimentare. “Ogni volta in cui un attore tocca uno dei passaggi della filiera diventa di nostro interesse in In Cibum Lab. E’ fondamentale raccogliere dentro alla grande distribuzione un prodotto vivo, non un prodotto stoccato da chissà mai quanti giorni. Per questo le start up che incontriamo si occupano di agricoltura rigenerativa ed agricoltura di precisione, ma anche di trasporto, distribuzione, recupero packaging sostenibili, tracciabilità del prodotto in blockchain. Il cliente diventa sempre più prosumer: un po’ più vicino al produttore ma molto consumatore” – Deborah Morriello, Direttrice In Cibum Lab.
D’altronde è questo il vero potenziale della blockchain: garantire una reale sicurezza alimentare attraverso una tracciabilità capillare (della materie prime, delle risorse necessarie, dei prodotti alimentari), ma anche attraverso un supporto diretto a quelle realtà, spesso piccole e piccolissime realtà, che quotidianamente investono nella qualità degli ingredienti e nella cura del territorio. Così, se la “transizione green e digitale trovano nel mondo dell’agritech un matrimonio duraturo”, come ha ricordato Valeria Fascione, Assessore alla Ricerca, Innovazione e Startup della Regione Campania, allo stesso tempo il digitale può ridare valore e voce alla tradizione e a chi fino ad oggi è rimasto invisibile ai consumatori.
Perchè la sfida del nostro tempo non è garantire a tutti accesso al cibo, ma garantire a tutti accesso a cibo sano, nutriente per il corpo e rigenerativo per il Pianeta.
Una dicotomia che, nell’attuale esigenza di fiducia e trasparenza, la blockchain potrebbe riuscire a saldare.