Sentire. Sapere. Sostenere.

Termina oggi la prima settimana di scuola. Una scuola sempre più colpita, attaccata e sofferente da una pandemia che non fa sconti a nessuno, nè ai 900.000 insegnanti né ai 8,3 milioni di studenti e studentesse che hanno varcato questa settimana le soglie delle scuole italiane.

Un incipit che porta con sè il peso e le cicatrici di due lockdown, di prolungati distanziamenti fisici, di didattica a distanza, di profonde solitudini che in ragazzi ed adolescenti accresce fragilità e vulnerabilità. Sono agghiaccianti i dati rivelati sui tentativi di suicidio nei giovani dai 15 ai 24 anni, così come il boom delle consulenze neuropsichiatriche specialistiche volte a prevenirlo: solo al Bambin Gesù da aprile 2019 dove si registrava un +39% si è passati ad un +61% per gennaio 2020, fino ad un +63% per gennaio 2021. Dati che si legano ad un pericoloso balzo in avanti dei comportamenti autolesionistici di giovani e giovanissimi (+52% del 2021 contro 29% del 2020), aumenti dei ricoveri in ospedale, avanzamento di depressione (+30%) e disagio mentale.

Fenomeni che non solo alterano pericolosamente le capacità di apprendimento, ma che tolgono alla generazione Z, ai cittadini di domani, preziosa linfa vitale, la bellezza della vita e dell’apprendimento.

La scuole ed il sistema educativo non possono rimanere indifferenti e vanno sostenuti perché dalla scuola si forgia il futuro.

Di fronte a questi scenari allarmanti il piano RiGenerazione Scuola diventa uno strumento essenziale per accelerare la Transizione Ecologica, per curare le ferite più profonde, ripristinare i legami, nutrire le comunità e generare il cambiamento.

La rigenerazione dei saperi, delle infrastrutture, dei comportamenti, delle opportunità, sono i quattro pilastri su cui si regge il piano del Ministero. Cosa imparo a scuola? Che scuola abito? Come mi comporto a scuola? Quale scuola scelgo? Ma, Perché abbiamo bisogno della scuola per cambiare?

Oggi più che mai la scuola dovrebbe essere quel luogo (fisico) dove crescono i semi della conoscenza, dove si coltivano le personalità del futuro, dove nascono i leader del domani. Quel luogo in cui si formano legami, in cui si imparano le leggi del branco, dove si forgia il carattere ed il coraggio, dove si allena la curiosità e si valorizzano la diversità, dove si apprendono e sperimentano l’empatia, l’ascolto e la cooperazione. Ancora troppo spesso c’è chi pensa ad un’idea di “scuola-catena di montaggio”, per dirla con le parole di Alessandro D’Avenia, esageratamente rigida, verticale, teorico, settoriale ed ipercompetitivo, agenzie di collocamento di capacità invece che piattaforma da cui apprendere gli strumenti adatti per saper vivere, nel mondo lavorativo, nella società, nel futuro. 

La transizione ecologica della scuola porterà con sé positive innovazioni e nuovi modelli.

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Ognuno può essere un prezioso agente del cambiamento. La nostra risposta alla didattica a distanza è stata la sperimentazione di un nuovo modello di apprendimento, inclusivi, interattivo, esperienziale; una formazione condivisa e partecipata, partendo dai territori e da chi li abita. Questa la miccia che ha dato vita al Paideia Campus,  partendo da Pollica (SA), nel cuore del Mediterraneo, nella patria della Dieta Mediterranea, all’interno del Parco Nazionale del Cilento, dichiarato contemporaneamente Riserva di Biosfera e Patrimonio Mondiale dell’Umanità.  Un Campus immerso tra maestri antichi e moderni: gli uomini preistorici di Camerota, i cui scavi archeologici ci insegnano i proto modelli dell’alimentazione; Parmenide, Melisso e Zenone, che dal Parco Archeologico di Velia continuano a insegnarci medicina, filosofia, matematica, antropologia, storia, dalle loro passeggiate filosofiche nel parco di Velia; i saperi della tradizione greco-latina e le nozioni delle culture araba ed ebraica che incontrandosi danno vita alla Scuola Medica Salernitana; Ancel e Margaret Keys, che ci insegnano che la dieta mediterranea è uno stile di vita ed è correlata alla longevità di questi luoghi. Eredità che si intreccia con la maestria degli agricoltori di questo territorio, i pescatori, gli allevatori; i centenari, che il Sindaco ha avuto l’audacia di portare a Expo2015; le signore che insegnano a fare la pasta a mano e sussurrano i segreti di una cucina che è cultura, convivialità, amore, unione, incontro, storia. La loro e oggi anche la nostra.

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Un’esperienza formativa tutta “mediterranea” che impegna l’uomo nella sua interezza, che non si limita a trasmettere nozioni, ma fa vivere emozioni vere e profonde, alla riscoperta dei valori essenziali, capace di abbracciare ogni disciplina e allenare il pensiero sistemico. L’abbiamo sognata e progettata con Sonia Massari, Direttrice della Future Food Academy, assieme ad Alessandro Fusco, alla squadra di Future Food Institute e di Cosmopolites e ad alcuni dirigenti scolastici innovatori. Reso possibile grazie alla preziosa collaborazione con la comunità, anima di Pollica, ed il suo visionario e pragmatico Sindaco, Stefano Pisani.

Così Pollica, da capitale e Comunità Emblematica UNESCO della Dieta Mediterranea si trasforma in un incubatore naturale di semi di cambiamento, un campus dove giovani dall’Italia e dal mondo imparano i principi della Vita Mediterranea e dove rigenerazione ed ecologia integrale diventano le nostre parole chiave per riportare la nostra scuola ad essere il luogo delle tre S:

  1. La scuola del Sentire: L’epoca in cui viviamo é l’epoca della complessità, ed è necessario fornire un maggiore spessore di esperienza all’interno della scuola. Un’esperienza carica di sensi, di emozioni e di contenuti. Progettare una scuola che rigenera significa riportare la scuola ad essere un generatore di esperienza, di ricordi, di sogni, di stimolatori di attenzione, di passioni e sfide, dei veri induttori di crescita della conoscenza. E’ questa la prima fase dell’educazione, che consiste nel riflettere sul “perché” e lasciarsi ispirare. 
  2. La scuola del Sapere: Il sapere consiste nell’acquisire un bagaglio di competenze e di strumenti per poter valorizzare le risorse che si hanno, sia quelle visibili che quelle “dormienti” (risorse del territorio, ma anche risorse umane, storia, arte, tradizioni, culture…) Solo attivando una sperimentazione didattica e metodologica al passo coi tempi e coi bisogni della società, saremo in grado di acquisire i mezzi di trasmissione culturale che servono per poter progettare un cambiamento. E’ questa la seconda fase, in cui imparare dalle buone pratiche dell’uomo e della natura, nei e dai luoghi diversi dedicati all’insegnamento.
  3. La scuola del Sostenere:  l’opportunità di una crisi è spesso la base motivazionale per attivare un cambiamento, una trasformazione. Aiutare i docenti e giovani a comprendere le relazioni tra territori, sistemi cibo, cambiamenti climatici e  processi di innovazione è cruciale per attuare un modello di educazione all’ecologia integrale, per affrontare le difficoltà e le incertezze, e sviluppare sistemi e metodi per coadiuvare una scuola delle diversità, dove tutti possono cooperare, partecipare e contribuire alla salvaguardia della Terra. 

Sentire, Sapere e Sostenere dove l’innovazione, al centro del lavoro del Future Food Institute, diventa lo strumento che abilità e accelera il processo di transizione verso quella la sostenibilità che va oltre l’applicazione tecnologica, entrando nel sociale e nel mondo della cultura, per farsi diplomazia e politica.

“L’educazione è l’arma più potente che tu possa usare per cambiare il mondo” diceva Nelson Mandela. 

Ri-Generare la scuola richiede uno sforzo comune, collettivo, e co-partecipato, partendo dai valori umani universali: Paideia, dicevano gli antichi Greci. 

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