Lavoratrici instancabili e silenziose attiviste per la sicurezza alimentare e sociale. Pur restando umili e operando lontano dagli occhi della comunità, questi sono i pregi di cui si fregiano le api, che sono celebrate ogni anno il 20 Maggio durante la Giornata Mondiale a loro dedicata.
Seppur abbiano sempre lavorato in sordina, il valore di questi insetti è riconosciuto dalle culture tradizionali e dai racconti popolari dell’area Mediterranea. Secondo un antico mito Greco, Rea mise al mondo Zeus nell’Antro Ideo, a Creta, dove né Dèi né umani avevano il permesso di entrare. Qui, il re degli Dèi dell’Olimpo venne nutrito dalle api, che poi si trasformarono in ninfe ed ora sorvegliano boschi, alberi e anfratti in cui scorre l’acqua, luoghi in cui le api sciamano e si stabiliscono regolarmente.
Oltre ad essere instancabili produttrici del “nettare degli dei”, il miele, che insieme all’aceto di vino costituiva la base delle salse agrodolci in epoca romana, le api rappresentano un validissimo alleato nella lotta per la conservazione della biodiversità e per una prospera produttività agricola. Infatti, grazie alla loro continua ricerca di nettare, questi insetti trasportano involontariamente polline da un fiore all’altro, determinandone la trasformazione in frutti da mangiare o semi da piantare. Attraverso il loro duro lavoro, le api impollinano 170.000 specie di piante al mondo, compreso il 78% della flora autoctona del Vecchio Continente, secondo la EU Pollinators Initiative, che mira a proteggere questi insetti per salvaguardare la biodiversità che contribuiscono a mantenere.
Le relazioni tra api e sicurezza alimentare sono molto intricate, ma a livello globale si stima che il 75% dei raccolti traggano beneficio dall’impollinazione animale, ed il 10% dipenda direttamente da essa. In alcuni casi, come in Guatemala, l’impollinazione tramite le api riesce a raddoppiare il raccolto di caffè, rappresentando quindi una risorsa spesso sottovalutata per gli agricoltori.
Come spesso tristemente accade, però, solo quando perdi qualcosa ti rendi conto del suo valore. E’ proprio questo il caso degli insetti volanti, con le api in prima linea, che hanno affrontato un declino di circa il 75% negli ultimi 27 anni, secondo uno studio tedesco, e sono tutt’ora a rischio a causa di fattori antropogenici come perdita di habitat, uso di pesticidi, cambiamento climatico e inquinamento ambientale. Infatti, la IUCN European Red List of Bees riporta che il 9% delle specie conosciute di api europee sono a rischio estinzione, con lo stato delle specie sconosciute – la metà – ancora indefinito. La loro salvaguardia ed il loro benessere sono infatti inclusi nella EU Pollinator Initiative, nel Piano d’Azione per Inquinamento Zero e nella Strategia Farm to Fork.
Quando a rischio non è solo l’esistenza delle api, ma anche l’insieme dei benefici che apportano, è necessaria una vera e propria rivoluzione di pensiero che valorizzi il ruolo delle api nella società e nei nostri sistemi agroalimentari. Oltre ad aumentare la produttività e preservare la biodiversità, le api sono dei bioindicatori molto efficaci quando si tratta di determinare lo stato di salute di un ecosistema. In questo contesto si inseriscono tutte le pratiche innovative, di apicoltura smart, che hanno lo scopo di monitorare lo stato di salute delle api e dell’alveare in tempo reale, di modo da intervenire preventivamente qualora queste siano sottoposte ad un eccessivo stress. Come per esempio Melixa, startup trentina incubata dall’acceleratore di Industrio Ventures, supportata dalla Fondazione Edmund Mach e Trentino Sviluppo che ha l’obiettivo di trovare soluzioni tecnologiche per implementare l’apicoltura, tramite un sistema di monitoraggio per le arnie composto di diversi device, tra cui un contavoli e numerosi sensori che permettono di avere accesso a dati in tempo reale sullo stato di salute dell’alveare e dell’ambiente in cui è inserito.
La tanto attesa transizione ecologica, per la sua effettiva attuazione, necessita di una transizione di pensiero, per cui da un approccio settoriale si rivalutino le relazioni e si adotti un paradigma più trasversale, integrale, olistico ed inclusivo, dobbiamo passare dall’approccio EGOsistemico che ha guidato lo sviluppo degli ultimi decenni ad un vero approccio ECOsistemico. Ancora una volta, il supporto di sistemi agroalimentari locali può apportare molteplici benefici: molti studi rivelano infatti che nell’area mediterranea una parcella di terra è più fruibile alle api se coltivata o comunque gestita, piuttosto che abbandonata.
La centralità delle api nelle relazioni che le vedono interconnesse con biodiversità, sicurezza alimentare e giustizia sociale è fondamentale per mostrare che in fondo tutto è collegato con tutto il resto. Dato il loro ruolo chiave, seppur soffuso, nel mantenimento della biodiversità e quindi della fornitura dei servizi ecosistemici, da cui poi derivano una serie di benefici a cascata, la lotta per la salvaguardia delle api necessita ora più che mai di un approccio integrato che non guardi ai singoli individui, ma piuttosto alle relazioni che li vedono interdipendenti, tale per cui il valore di queste valga di più della semplice somma dei singoli attori. La promozione delle piccole economie locali, il ripopolamento dei borghi, l’adozione di pratiche agricole rigenerative, la salvaguardia dei saperi tradizionali e la coniugazione di questi con le ultime innovazioni tecnologiche responsabili sono tutti ingredienti essenziali che insieme possono contribuire ad uno sviluppo che sia veramente sostenibile, e che hanno la possibilità di generare un impatto diffuso per il bene dell’umanità e del pianeta.